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Riabilitare sui social l’immagine e la funzione dell’avvocatura: è quanto ha chiesto il Coa di Napoli al parlamentare di Avs Francesco Emilio Borrelli dopo la bufera che si è scatenata per le sue invettive contro Rosario Marsico e tutti i penalisti, in particolare quelli della Camera Penale locale, che difendono i camorristi.
Al deputato si chiede in particolare di pubblicare sui suoi canali social il deliberato della riunione dello scorso venerdì. Il documento elenca nella prima parte un estratto di una lettera che lo stesso Borrelli ha inviato al Coa dove sostiene, tra l’altro, che la sua reazione «non era in alcun modo rivolta alla categoria forense o agli Avvocati che quotidianamente esercitano con impegno, sacrificio e serietà la loro funzione costituzionale. Ritengo fondamentale, inoltre, evidenziare, al fine di evitare ogni lettura distorta, che non ha mai espresso giudizi negativi sul ruolo dell'Avvocato, che considero da sempre un presidio essenziale di legalità e un cardine del nostro ordinamento democratico». Inoltre, scrive il deputato, «non ho mai sostenuto che gli Avvocati non debbano difendere soggetti accusati di reati di camorra né ho mai contestato la necessità che anche i soggetti imputati di gravissimi reati, inclusi quelli di criminalità organizzata, debbano essere assistiti da un difensore qualificato».
Peccato però che abbia parlato esplicitamente nei video di «avvocati di camorra», fenomeno che andrebbe contrastato con una singolare norma: per gli indagati di camorra i legali andrebbero sorteggiati e pagati con tariffario bloccato. Nella seconda parte del deliberato che Borrelli dovrebbe pubblicare è lo stesso Coa a ribadire dei principi: «L’avvocatura, caposaldo per la tutela dei diritti dei cittadini e garante del rispetto della legge nel processo, difende strenuamente l’indipendenza e l'autonomia del proprio ruolo da ogni ideologia politica; esercita una essenziale funzione nel processo, garantendo il rispetto dei diritti fondamentali e di quelli sanciti dagli artt. 3, 24, 27 e 111 della Costituzione, in favore di tutti cittadini, senza alcuna distinzione; svolge anche un fondamentale ruolo sociale per la tutela dei soggetti più vulnerabili e per garantire il rispetto della legge». Pertanto, si legge al termine, «rilevata l’assoluta necessità di intervenire al tutela dei diritti e delle libertà degli avvocati» si «invita l’On.le Francesco Emilio Borrelli a dare diffusione, in misura pari a quella assunta dalle riprese dallo stesso pubblicate sui suoi canali social, del presente deliberato e dei principi richiamati».
Vedremo se Borrelli accetterà la proposta. Intanto l’avvocato Rosario Marsico però si dice «esterrefatto dal contenuto della delibera del mio Coa che riporta parte della nota di Borrelli che afferma di aver semplicemente risposto alle provocazioni offensive che io avrei proferito. Evidentemente i consiglieri non hanno visto tutti i video in cui Borrelli non solo ribadiva le offese all’intera avvocatura penalistica, soprattutto in riferimento al processo Moccia, ma ipotizzava addirittura che io avessi intessuto una rete in Procura e che l’avrei affiancato per lanciargli un messaggio proveniente da lontano. Il Coa avrebbe dovuto quantomeno ascoltare anche me o almeno chiedermi quali azioni abbia intrapreso in difesa della mia onorabilità e di quella dell’avvocatura». E a Borrelli dice: «Bellissime parole quelle postume sull’avvocatura ma che urtano contro i fatti che saranno oggetti di una valutazione da parte dell’Autorità giudiziaria».
Nel frattempo è intervenuta anche la Giunta dell’Unione Camere Penali: «Screditando la categoria degli avvocati, l'On.le Borrelli è venuto meno al suo mandato parlamentare. Già da tempo l’Unione denuncia il dilagare di indegni attacchi, anche violenti, ai difensori in processi che hanno avuto una vasta eco mediatica, richiamando l’attenzione sul dato che la difesa riguarda sempre i diritti della persona e mai il fatto. Che questo atteggiamento sia assunto anche da chi è investito della delega della sovranità popolare per sedere in Parlamento, ci sembra davvero inaccettabile».


