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VOLODYMYR ZELENSKY PRESIDENTE DELL'UCRAINA, EMMANUEL MACRON PRESIDENTE FRANCIA
È il 1.369’ giorno della guerra in Ucraina e sulle due sponde dell’Atlantico proseguono le trattative per la formulazione di un accordo di pace che possa essere accettato sia dalla parte russa che quella ucraina e porre così fine al conflitto che prosegue ormai da quasi 4 anni. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, si è recato ieri a Parigi dove è stato accolto all’Eliseo dal suo omologo francese, Emmanuel Macron.
I due presidenti hanno tenuto una teleconferenza sui risultati delle conversazioni in Florida a cui hanno partecipato l’inviato speciale Usa per l’Ucraina, Steve Witkoff, e il capo del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino, Rustem Umerov. Nel corso della teleconferenza Macron e Zelensky hanno contattato il primo ministro britannico, Keir Starmer, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il cancelliere tedesco, Friedrich Merz oltre alla presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e gli altri alleati europei. «Abbiamo discusso il contenuto dei colloqui della delegazione ucraina con la parte americana in Florida. Stiamo preparando incontri in Europa – ha scritto Zelenskyy in un post su X – condividiamo l’opinione secondo cui la guerra deve finire equamente. È importante compiere progressi nello sviluppo di garanzie di sicurezza e di una base a lungo termine per la nostra stabilità, sia per l’Ucraina che per l’Europa».
Nel frattempo in Florida, nel sud degli Stati Uniti, tra domenica e lunedì si sono svolti i colloqui tra la delegazione negoziale ucraina e i funzionari statunitensi. Il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha definito la sessione «molto produttiva». Dello stesso avviso Rustem Umerov, a capo della delegazione diplomatica di Kyiv, che ha descritto l’incontro come «produttivo e proficuo» nel corso del quale sono state discussi tutti i punti cruciali per l’Ucraina.
L’ottimismo espresso dai funzionari di alto livello però collide con quanto rivelato alla stampa da una fonte vicina alla delegazione ucraina che ha rivelato come i colloqui «non sono facili», soprattutto riguardo la questione territoriale e che «la ricerca di formulazioni e soluzioni continua». La fonte ha segnalato che il nodo più intricato da sciogliere è quello territoriale e come gli Stati Uniti abbiano cambiato la propria attitudine nelle negoziazioni, assumendo un ruolo da mediatore piuttosto che da partner a sostegno dell’Ucraina.
Dopo aver avuto un colloquio con il negoziatore ucraino Rustem Umerov, l’inviato speciale Usa per l’Ucraina, Steve Witkoff, è volato a Mosca per la sesta volta dall’assunzione dell’incarico. Risulta quantomeno curioso il fatto che Witkoff nonostante sia l’inviato speciale per l’Ucraina non si sia mai recato a Kyiv, soprattutto alla luce delle indiscrezioni filtrate la scorsa settimana, che hanno rivelato come Witkoff abbia consigliato la controparte russa su come approcciarsi a Trump per ottenere una linea più aderente possibile ai desiderata di Mosca. Oggi pomeriggio l’inviato speciale incontrerà il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.
Secondo Trump ci sono «buone probabilità» di raggiungere un accordo che ponga fine al conflitto in Ucraina. I colloqui stanno procedendo bene. «Vogliamo impedire che la gente venga uccisa», ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti domenica ai giornalisti presenti sull’Air Force One. Trump ha detto di aver parlato con Rubio e Witkoff per essere aggiornato sullo stato delle consultazioni con i funzionari ucraini. «Ho parlato con loro e stanno bene. L’Ucraina ha alcuni problemi difficili – ha puntualizzato Trump riferendosi al recente caso di corruzione che ha investito parte dell’amministrazione Zelenskyy e altre figure ad essa vicine – ma credo che la Russia vorrebbe vederli finire».
Intanto le dichiarazioni rilasciate al Financial Times dal presidente del comitato militare della Nato, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, hanno destato sorpresa unita a una certa preoccupazione. Cavo Dragone ha detto che l’Alleanza Atlantica starebbe valutando di assumere un approccio «più aggressivo contro la guerra ibrida russa». «Stiamo valutando tutto – ha dichiarato l’ammiraglio – sul fronte informatico siamo in un certo senso reattivi. Essere più aggressivi o proattivi piuttosto che reattivi è una cosa a cui stiamo pensando» aggiungendo che «un attacco preventivo» sarebbe in questo senso considerato «un’azione difensiva».
Cavo Dragone ha poi puntualizzato però che questo approccio «è più lontano dal nostro usuale modo di pensare». Pronta è arrivata la replica da Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha avvertito che «un possibile attacco preventivo contro la Russia è un passo estremamente irresponsabile e una simile dichiarazione mostra il desiderio di un’escalation».


