Forza Italia prova a freddare gli animi nel centrodestra. E agli alleati, ai ferri corti da giorni, risponde con la carta della moderazione. In particolare, lancia l'amo alla Lega che condivide la scelta di maggioranza, e avverte che ora serve «un centrodestra di governo credibile». Basta liti e paura dei sondaggi, ripete più volte il numero due azzurro Antonio Tajani. Ora è tempo di concretezza perché «se passiamo il tempo a litigare, non risolviamo i problemi e gli italiani ci chiedono di essere seri e affidabili», ammonisce nel ruolo di paciere, intervistato da Skytg24. Il coordinatore nazionale si mostra «meno pessimista» di Matteo Salvini sulla coalizione «sciolta come neve al sole» (metafora definitiva usata ieri dal segretario leghista) e rilancia con l'orgoglio moderato, ossia il centro - popolare liberale ed europeo - come perno assoluto della coalizione. Insomma Forza Italia sembra ristabilire equilibri e priorità nella squadra e prova così a placare la Lega più furente. Resta fuori Fratelli d'Italia (auto-esclusa dalla scelta dell'opposizione) e per ora gli altri "centristi" impegnati a stringere il patto Toti-Renzi. Per Tajani sono esperimenti destinati al «fallimento politico». Il centrodestra travolto dallo tsunami delle elezioni per il Quirinale riparte da qui. A delimitare il campo e la nuova missione di Silvio Berlusconi interviene Pier Ferdinando Casini. Reduce dal colloquio di qualche giorno fa ad Arcore, l'ex leader dell'Unione di centro ricorda che «per Berlusconi una volta contava vincere e farlo a ogni costo. Adesso, col passare del tempo, ha capito che il suo compito storico è quello di unire, di ridurre le divisioni». Così lo incorona "federatore" in un'intervista al Corriere della sera. E cita il passo indietro rispetto al Quirinale come il segno di «questa consapevolezza». Dunque il padre nobile del centrodestra capace di tenere insieme i vari poli, restare al governo e tornarci nel 2023 con questo centrodestra "domato". Un'operazione in realtà per niente facile, visto che Salvini continua a scalpitare. Non dimentica chi «ha tradito ed è sparito» e cita perciò i 70 voti mancati per Elisabetta Casellati nella corsa al Colle. Su questo Tajani fa mea culpa pubblicamente: «Chi non ha votato Casellati, ha sbagliato, io non so chi sia stato», ammette. Ma invita a smetterla con le liti e «guardare avanti». Il segretario leghista invece insiste sulla vera lacuna del centrodestra: «è mancato lo spirito di squadra» e fa il paragone con il derby milanese di sabato, vinto dal "suo" Milan proprio per quello, rispetto all'Inter probabilmente più forte. Salvini lancia comunque un appello (forse l'ultimo) e traccia una deadline. «Sta a noi restituire al centrodestra orgoglio e compattezza», visto che «c'è un anno di tempo per dimostrare di che pasta siamo fatti e non lasciare che vinca la sinistra». Tuttavia nella sfida mette dei paletti: «Mastella-Casini e Renzi non sono i miei interlocutori» perché eletti con la sinistra. Distante dalla Lega resta pure il partito di Giorgia Meloni. Seppur d'accordo sulla necessità di «riformare quasi da zero» la coalizione, Ignazio La Russa avverte che «le scelte elettorali devono trovare riscontro nel centrodestra parlamentare, e non scegliendo la sinistra». Quindi mette le mani avanti: «Anche sulla legge elettorale vedremo se si faranno abbindolare». Per Osvaldo Napoli di Coraggio Italia bisogna andare oltre i proclami. Il messaggio è per Salvini e Meloni: «una coalizione non può essere costruita solo sul fatto che è alternativa a qualcun altro, il centrodestra ha il dovere non di fare promesse ma di assumere impegni che siano realisticamente sostenibili».