La terza vita di Luca Palamara può avere ufficialmente inizio. Dopo essere stato potentissimo capo dell’Anm e scrittore di grande successo, ora l’ex magistrato prova a confrontarsi col sé politico in una campagna elettorale agostana. Palamara è candidato infatti candidato a Roma alle elezioni suppletive per il seggio di Primavalle, lasciato scoperto da Emanuela del Re, deputata del Movimento 5 Stelle nel frattempo nominata rappresentante speciale dell’Ue per il Sahel. A sostenerlo, per il momento, una lista personale, presentata a inizio mese (nel simbolo, il nome di Palamara e una dea della giustizia), su cui l’ex capo dell’Anm spera di far convergere altre forze politiche. Perché, seppur indipendente, l’ex dominus delle nomine non chiude le porte a nessuno. Anzi, apre spiragli, ammicca. Del resto gli estimatori non mancano, soprattutto a destra, dove il Carroccio non nasconde di subire il fascino di colui che ha sollevato il velo sui mali della magistratura, con un libro - Il Sistema - scritto insieme ad Alessandro Sallusti. Senza contare che a incoraggiare la discesa in campo di Palamara ci sono anche quei Radicali con i quali Salvini da settimane condivide le piazze di mezza Italia per raccogliere le firme per i referendum sulla giustizia. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per fa dire ad Alfredo Becchetti, responsabile della Lega nella Capitale, che «quella del magistrato è una candidatura cui guardiamo con attenzione, che avrebbe un valore politico nazionale, strettamente correlato alle amministrative nella Capitale: sarebbe il simbolo di una battaglia giusta, quella per la riforma della giustizia, cui l’elettorato dell’intero centrodestra è interessato». Certo, concede Becchetti, «la scelta spetta collegialmente ai vertici della coalizione». E gli altri azionisti del centrodestra, Fratelli d’Italia e Forza Italia, non vogliono sentir nominare Palamara nemmeno per scherzo. Anzi, si mostrano particolarmente infastiditi dal flirt del Carroccio con l’ex pm, tanto da costringere Salvini a rilasciare una dichiarazione ufficiale, ad Affariitaliani.it, per rassicurare gli alleati, senza però escludere alcuna ipotesi. «Il Centrodestra avrà un suo candidato», premette il capo del Carroccio spazzando via dal tavolo ogni voce su possibili fughe in avanti, prima di aggiungere un enorme “ma” «Palamara sta dimostrando coraggio, denunciando la vergogna delle correnti e delle spartizioni in magistratura». Ma i forzisti, con cui la Lega vorrebbe federarsi, chiariscono subito i loro intenti: «Probabilmente il candidato sarà di Forza Italia, lo rivendichiamo per quel collegio», ha spiegato il coordinatore azzurro Antonio Tajani. «E il migliore a nostro avviso è la persona, Pasquale Calzetta, che nel 2018 ha perso per pochissimi voti». E per quanto Giorgia Meloni concordi con Tajani sulla chiusura all’ipotesi Palamara, non è affatto detto che i Fratelli d’Italia abbiano intenzione di sostenere il candidato sponsorizzato da Forza Italia senza contropartite di peso. I giochi sono dunque ancora tutti aperti e in attesa che i potenziali sostenitori prendano delle scelte politiche, Palamara apre ufficialmente la sua campagna elettorale con un’intervista a Repubblica. «Tutto è nato grazie al successo del mio libro», ha raccontato l’ex magistrato in un’intervista pubblicata ieri. «La gente mi ferma per strada e mi dice: “Dottore, vada avanti”. Ovunque piazze piene. Mi hanno applaudito anche nei giorni in cui erano uscite notizie negative sul mio conto», spiega Palamara, confidando che il successo di pubblica si possa trasformare in successo nelle urne, che i lettori si trasformino magicamente in elettori. Perché una fatica editoriale che arriva a vendere «trecentomila copie» è paragonabile solo a «un fenomeno tipo La Casta», prosegue l’ex toga, citando il libro che tanta fortuna portò al Movimento 5 Stelle, oltre che agli autori Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Ma Luca Palamara non è Beppe Grillo e per riuscire a vincere a Primavalle non basterà mostrare un best seller. Servono idee e magari il sostegno di qualche partito struttarato. Quello stesso sostegno che l’ex numero uno dell’Anm spera di ottenere strada facendo. Magari dall’inero centrodestra a trazione salviniana.