Una manifestazione nel tardo pomeriggio di oggi, denominata “Torino non russa”, perché «mentre piovono missili sull’Ucraina non si può tollerare che propagandisti dei fascisti russi e sfaccendati conniventi alla Di Battista, inquinino il dibattito con bugie, farneticazioni neostaliniste e altre amenità».

L’ha convocata il leader di Azione Carlo Calenda in risposta all’evento che andrà in scena in serata in un circolo Arci vicino a Rifondazione comunista dal titolo “Russofobia, russofilia, verità”, in cui interverranno Vincenzo Lorusso, giornalista dell’agenzia di stampa legata al Cremlino “International Reporters”, il professor Angelo D’Orsi ma anche Alessandro Di Battista e Moni Ovadia.

L’evento avrebbe in realtà dovuto tenersi al Polo del’ 900, ma proprio la location così “esclusiva” aveva fatto drizzare le orecchie a Calenda e alla vicepresidente del Parlamento europeo, la dem Pina Picierno, che si sono attivati per fare pressione sul sindaco Pd di Torino, Stefano Lorusso, il quale pur avendo spiegato di non saperne nulla ha fatto in modo che il luogo della conferenza venisse cambiato.

CARLO CALENDA POLITICO
CARLO CALENDA POLITICO
CARLO CALENDA POLITICO (IMAGOECONOMICA)

Al di là di quello che potrebbe accadere oggi a Torino, con l’apparato di sicurezza già pronto per evitare che filorussi e filoucrani vengano a contatto, quel che è evidente è l’alleanza tra Azione di Calenda e la parte riformista del Pd per evitare che quella che viene definita «propaganda putiniana» prenda piede anche in Italia.

Del resto, anche il soft power rientra in quella “guerra ibrida” che il Cremlino che sta conducendo in Europa da anni e che ha intensificato dall’invasione dell’Ucraina, tanto da attenzionare anche il Quirinale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti convocato per lunedì pomeriggio il Consiglio Supremo di Difesa con all’ordine del giorno «l’esame dell’evoluzione dei conflitti in corso e delle iniziative di pace, con particolare riferimento all’Ucraina ed al Medio Oriente» ma con la valutazione altresì delle «minacce ibride con riferimento anche alla dimensione cognitiva e alle possibili ripercussioni sulla sicurezza dell’Unione europea e dell’Italia».

Una notizia accolta con preoccupazione dallo stesso Calenda. «Da mesi con Marco Lombardo (senatore di Azione, ndr) abbiamo proposto una legge denominata “scudo democratico” per rafforzare i controlli su le interferenze russe e cinesi nella nostra democrazia - ha commentato l’ex ministro - Sarebbe ora di portare questa discussione in Parlamento».

E sulla conferenza di Torino è tornata anche la stessa Picierno, spiegando che «non si trattava di un evento culturale ma di un appuntamento di propaganda putiniana» e sottolineando che «chi oggi grida alla censura lo fa dai salotti televisivi, dalle prime serate dei talk show, dalle colonne dei giornali e dunque non sono censurati ma sono ospitati, ascoltati e amplificati» . D’accordo Calenda, che denuncia il fatto di aver «i social invasi di minacce e insulti di estremisti, putiniani e nostalgici comunisti» e che «il rischio che prima o poi qualcuno si faccia male non è trascurabile».

Ma se Calenda e Picierno condividono da tempo la battaglia anti Putin, il “risveglio” dei riformisti dem sulla politica estera è reso evidente anche dall’altro teatro di guerra degli ultimi tempi, cioè il Medio Oriente. Dopo quanto accaduto all’ex parlamentre dem e presidente di Sinistra Israele Emanuele Fiano a Venezia infatti, lo stesso Fiano sta organizzando alcuni eventi per ricordare Yitzhak Rabin, a trent’anni dalla morte. Dopo Milano e Firenze, giovedì prossimo la serie di appuntamenti farà tappa a Roma, dove parteciperà anche Piero Fassino.

E mentre la segretaria dem Elly Schlein al Congresso della giovanile del partito ha ribadito l’accusa di genocidio al governo israeliano, l’ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori, oggi europarlamentare e animatore della corrente riformista “Crescere”, ha criticato la relatrice speciale Onu Francesca Albanese. «Nell’intervista concessa al Corriere, nella versione integrale pubblicata online, Francesca Albanese risponde alla domanda: “Ci sarà almeno un leader in Europa che la convince?”, ha risposto: “La presidente slovena, Nataša Pirc Musar. La prima a parlare di genocidio. In Italia, la sinistra non- Pd. Perché il Pd ha elementi pro- genocidio, pro- Israele, pro- apartheid. Interessi economico- finanziari che non rendono alcune persone libere, nel loro mandato parlamentare” - ha scritto Gori sui social - Domando, da europarlamentare del Pd: come possiamo accettare queste affermazioni farneticanti e offensive? Come può il Pd non reagire a questi insulti?». Al momento in cui questo giornale va in stampa, dai vertici del Nazareno non è arrivata alcuna risposta.