L'analisi
Corte dei Conti
È legge la riforma della Corte dei Conti. Sabato scorso il Senato ha dato il definitivo via libera, con 93 sì, 51 no e 5 astenuti, al testo che riscrive le regole sul controllo e sulla responsabilità erariale dei pubblici funzionari e ridefinisce il ruolo della magistratura contabile.
Il ddl, primo firmatario Tommaso Foti (FdI), relatore Pierantonio Zanettin (FI), si pone l’obiettivo di smorzare la “paura della firma” e quindi il timore per gli amministratori pubblici di vedersi poi attribuire responsabilità contabili per atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni. Una riforma «necessaria» che, nelle intenzioni della maggioranza, dovrebbe dare anche una spinta allo sviluppo del Paese, rallentato a causa dell’eccessiva burocrazia. Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, si tratta di una «svolta coraggiosa» da non mettere in relazione alla recente bocciatura da parte della Corte dei Conti di alcuni atti legati al progetto del Ponte sullo Stretto.
Il cuore delle modifiche riguarda soprattutto la disciplina della responsabilità per danno erariale. La responsabilità del pubblico ufficiale, in particolare, non potrà più essere accertata per una colpa grave interpretata in modo vago o estensivo: la definizione è stata resa più restrittiva, richiedendo la violazione “manifesta” di norme di diritto o il travisamento di fatti incontrovertibili. In caso di condanna, il risarcimento del danno erariale non potrà superare il 30 percento del pregiudizio accertato e comunque non potrà eccedere il doppio dell’anno di retribuzione lorda del responsabile (per i magistrati ordinari in caso di condanna per colpa grave il risarcimento massimo è invece pari a sei mesi mensilità, ndr). Se dai fatti contestati dovesse essere accertata una responsabilità penale, il risarcimento sarebbe però integrale. Viene introdotto un meccanismo di “silenzio-assenso”: se la Corte non esprime un parere di legittimità entro 30 giorni (prorogabili fino a 90), l’atto amministrativo si intende automaticamente valido.
La riforma introduce poi nuove funzioni consultive per la Corte e una delega al governo per la riorganizzazione delle sue funzioni entro dodici mesi. La riforma è stata accolta con forti critiche da parte dell’Associazione magistrati della Corte dei Conti (Amcc) che ha parlato di «pagina buia per i cittadini», sostenendo che la legge indebolirà la tutela dei bilanci pubblici e allenterà i presidi di legalità e responsabilità nella gestione delle risorse collettive. Il magistrato contabile Ferruccio Capalbo, in un video diffuso questo fine settimana sui social, ha descritto la riforma come un «regalo ai politici», affermando che i cittadini saranno «più esposti di fronte all’azione (o all’inazione) della politica», con un rischio concreto di gestione non rigorosa dei fondi pubblici.
Le forze di opposizione, dal Pd al M5S e altri gruppi, hanno espresso giudizi negativi sulla riforma, parlando di un disegno che favorisce l’indebolimento dei controlli sull’uso delle risorse pubbliche e di un possibile principio di impunità di fatto per gli amministratori. Va però sottolineato un dato: dal 2019 ai primi sei mesi dello scorso anno la Corte dei Conti ha recuperato solo il 7 percento dell’ammontare delle condanne emesse: 282milioni su 3miliardi di euro. Un aspetto che non può non far riflettere.
Sul punto la legge fa un passo avanti, introducendo l’obbligo di copertura assicurativa per coloro che abbiano responsabilità nella gestione di risorse pubbliche e prevedendo la facoltà per l’amministrazione di appartenenza di destinare una parte del trattamento economico accessorio spettante al dirigente o funzionario alla stipulazione di una polizza assicurativa. In tal modo l’amministrazione dovrebbe sempre e comunque ottenere il pieno risarcimento del danno patrimoniale causato per colpa grave. Si garantisce in tal modo il risarcimento completo dei danni subiti dalla pubblica amministrazione, a prescindere dalle condizioni economiche del soggetto responsabile, generalmente inadeguate a fronte di danni di rilevante entità.
Gli importi spesso esorbitanti previsti nelle sentenze di condanna, oltre a finire sulle prime pagine dei giornali e garantire qualche bel titolo ad effetto, rendono quest’ultime di fatto inesigibili proprio per l’incapienza dei soggetti condannati. La riforma della Corte dei Conti, in attesa della separazione delle carriere dei magistrati ordinari, che sarà oggetto di referendum costituzionale nella primavera del 2026, è la prima vera riforma di sistema portata a casa dal governo Meloni dall'inizio della legislatura.