Il summit
Il presidente Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in conferenza stampa dopo il loro incontro in Florida
«Siamo molto, molto vicini alla soluzione». Con queste parole Donald Trump ha commentato l’incontro con Volodymyr Zelensky a Mar-a-Lago, ribadendo un ottimismo che, secondo il tycoon, poggia su «tanti progressi fatti per porre fine alla guerra».
Trump ha parlato di un confronto «positivo» anche con i leader europei, definendo «eccellente» la videoconferenza che ha accompagnato il vertice in Florida. Restano tuttavia, ha ammesso, «questioni molto spinose» ancora aperte. Tra queste, il nodo centrale del Donbass. L’ipotesi di una zona di libero scambio nella regione è «ancora irrisolta, ma ci stiamo avvicinando molto. È difficile, ma credo che la risolveremo».
Da parte ucraina, Zelensky ha ribadito che la posizione di Kiev resta «molto chiara» e diversa da quella russa. Sul piano territoriale, il presidente si è detto pronto a «indire un referendum», sottolineando che «è la società ucraina a dover scegliere, perché è la loro terra». Nel colloquio, ha spiegato, sono stati affrontati «tutti gli aspetti dell’accordo quadro di pace»: un piano in 20 punti che sarebbe «concordato al 90%». Centrale, per Kiev, il tema delle garanzie di sicurezza, definite «una pietra miliare fondamentale per una pace duratura».
Sulle tempistiche, Trump non ha fissato scadenze: «Tra qualche settimana lo scopriremo, in un modo o nell’altro». È invece certo che a gennaio accoglierà Zelensky e i leader europei a Washington, mentre già la prossima settimana è previsto un nuovo incontro tra le delegazioni di Kiev e degli Stati Uniti. Il presidente Usa non ha escluso un viaggio in Ucraina: «Non ho alcun problema ad andare a Kiev, ma vorrei concludere l’accordo senza doverlo fare».
Il vertice di Mar-a-Lago è stato preceduto da un lungo colloquio telefonico tra Trump e Vladimir Putin. Se la Casa Bianca ha parlato solo di una conversazione «positiva e produttiva», il Cremlino ha fornito maggiori dettagli. Secondo il consigliere presidenziale Yuri Ushakov, i due leader condividono l’idea che un cessate il fuoco temporaneo, proposto da Kiev e dagli europei, rischierebbe «solo di prolungare il conflitto». Putin avrebbe invitato l’Ucraina a una «decisione coraggiosa» sul Donbass e accettato la creazione di due gruppi di lavoro congiunti, uno su sicurezza e uno su questioni economiche.
Toni molto più duri sono arrivati dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ha attaccato l’Europa accusandola di incarnare un «partito della guerra». Lavrov ha avvertito che eventuali contingenti militari europei in Ucraina diventerebbero «obiettivi legittimi» per le forze russe, pur sostenendo che «non c’è motivo di temere un attacco russo» contro altri Paesi.