Francesco Paolo Sisto è un avvocato, prima ancora che viceministro della Giustizia. Sa bene che il sì parlamentare definitivo alla separazione delle carriere è solo l’inizio. Che il difficile viene ora, col referendum. Ma nel giorno di una vittoria comunque simbolica, non dimentica il Cavaliere e un altro penalista che, con il leader di FI, inseguì invano la riforma della magistratura: «Raccogliamo il frutto di una battaglia iniziata da Silvio Berlusconi trent’anni fa, un sogno condiviso con Niccolò Ghedini».

Adesso viene il difficile, per voi. C’è una magistratura associata da tempo in trincea. La preoccupa, l’attivismo dell’Anm?

A preoccupare è solo la disinformazione che può derivare da atteggiamenti troppo agonistici della Anm e di coloro che non sono favorevoli alla riforma. L’Associazione magistrati in particolare, e di recente, ha organizzato due eventi, a Napoli e Roma, a cui hanno preso parte personaggi dello spettacolo come Edoardo Bennato, Fiorella Mannoia, Sabina Guzzanti, Massimo Giannini che orbitano con grande evidenza nell’area dell’opposizione al governo Meloni. L’Anm da un lato mostra una chiara convivenza con l’opposizione, e in particolare col Partito democratico, dall’altro costituisce comitati per il No che, a norma della legge 28 del 2000 e di alcune circolari dell’Autorità garante per la privacy, sono definibili organi politici. In altri termini l’Anm fa politica, e questo notoriamente non è consentito ai magistrati.

In effetti da un po’ si discute di una “tensione” con lo stesso articolo 98 della Carta, che prevede, per le toghe, il divieto di militanza politica.

Nessuno vuole e può impedire al magistrato di esprimere il proprio pensiero, ma le modalità di espressione non possono ovviamente consistere, a mio avviso, in una scelta a matrice chiaramente politica.

Pure voi non siete al riparo da ansie. Lei, anche da responsabile Giustizia di FI, è sicuro che gli elettori di FdI e Lega voteranno compatti per il Sì? Se gli avversari riescono ad accreditare la tesi che la riforma è contro i magistrati, qualche elettore della destra più rigorista può cascarci?

Lo ha detto lei: può solo cascarci. Perché questa non è una riforma contro la magistratura. Io sono convinto che, come accade sempre nella nostra coalizione, Fratelli d’Italia e Lega saranno compatti nel votare Sì a questo importantissimo, decisivo e fondamentale referendum. Decisivo non per la politica, ma per le sorti del processo penale e dell’ordinamento giudiziario. Anche questo è un punto di riferimento importante: non c’è altro, in questo referendum, che il tentativo, a mio avviso virtuoso, di riformare completamente il sistema giudiziario e gli equilibri interni al processo. Oltre, naturalmente, all’opportunità di restituire ai due futuri Csm quella terzietà indipendente dalle correnti che può solo far bene all’intero corpo di coloro che si occupano di giurisdizione.

Ha visto il servizio della nostra Valentina Stella con le foto del briefing Shlein-Parodi? Centrosinistra e Anm si uniranno per rievocare lo scontro fra i governi Berlusconi e le toghe?

Qualcuno cercherà di buttarla in caciara, di evitare che si possa veicolare un messaggio di chiarezza nei confronti del popolo sovrano. Noi saremo vigili e proveremo a disinquinare i pozzi che qualcuno cercherà di contaminare.

A proposito di Berlusconi: è possibile, dopo la pronuncia della Cassazione, tenere in piedi la leggenda del Cavaliere mafioso, come ancora in queste ore ha fatto, per esempio, Scarpinato?

Ha detto bene: si trattava di una leggenda, tra l’altro malamente diffusa da oppositori senza scrupoli. La scelta di rendere inammissibile il ricorso del procuratore generale, con la conseguenza che il decreto della Corte d’Appello è diventato definitivo, pone fine a tutte le ipotesi, a tutte le illazioni, a tutte, talvolta, le calunnie.

Parliamo, com’è noto, di un procedimento di prevenzione, ormai “fallito”, che puntava a una confisca di beni per ipotetiche aderenze criminali.

Il provvedimento della Corte d’appello è perentorio nell’escludere qualsivoglia tipo di rapporto fra il presidente Berlusconi e i soggetti vicini a cosche mafiose. Quanto al senatore Scarpinato, avendolo ascoltato più volte, non posso che definire fazioso il suo argomentare, dedito a sollevare giustizialismi, populismi, non rispettoso della verità.

Farete della battaglia per il Sì una campagna elettorale vera e propria? Ci sarà una mobilitazione dei territori e di tutte le prime linee del centrodestra?

Sarà una campagna referendaria, non elettorale. La nostra idea, il nostro obiettivo è coinvolgere gli elettori indipendentemente dalle appartenenze, spiegando loro qual è l’importanza della riforma. Si tratta di recuperare la fiducia dei cittadini nella giustizia mediante un’operazione di chiarezza: restituire a ciascuno dei protagonisti il suo corretto ruolo. Le parti propongono i loro progetti di sentenza che poi il giudice, diverso dalle parti, tradurrà nella sua decisione.

Non sarà facile, anche considerato il carattere tecnico della materia.

Guardi, certamente nell’organizzazione della campagna referendaria utilizzeremo i luoghi e le persone del partito, sia a livello regionale, sia del dipartimento Giustizia di Forza Italia. Sì, sarà necessario un coordinamento a livello nazionale e regionale per essere certi che in ogni comune ci sia una mobilitazione capace di diffondere il messaggio referendario in modo corretto. Volete una giustizia migliore? Bisogna votare Sì.

È plausibile che, per non perdere il controllo sul timing del referendum, sia lo stesso centrodestra ad attivare la consultazione, senza aspettare che lo facciano gli avversari?

Le procedure sono già partite a nostra iniziativa, sia alla Camera sia al Senato, in modo che possano essere raccolte le firme necessarie e il referendum possa essere promosso. Siamo così convinti della bontà delle nostre tesi che, secondo le nostre scelte, prima il referendum si tiene è meglio è. Non si tratta di ottimismo privo di realismo, ma del profondo convincimento che una riforma giusta possa e debba trovare il migliore consenso da parte degli italiani.