Francesco Petrelli non è riuscito a nascondere l'emozione nel presentare ufficialmente nella sede nazionale dell'Ucpi il Comitato “Camere Penali per il Sì” al referendum costituzionale per la separazione delle carriere . Una riforma definita da lui «storica» e «attesa da oltre trent'anni» che potrebbe vedere la luce proprio sotto la sua presidenza. Una riforma «figlia dell'Unione, figliastra del Governo» la cui «storia si perde nel tempo» ha aggiunto Beniamino Migliucci , presidente della Fondazione dell'Unione.

Non a caso la conferenza stampa è iniziata con un video intitolato “Separazione delle carriere - Una storia dell'Unione” dove sono apparsi undici presidenti dell'associazione dei penalisti che dal 1987 ad oggi in ogni sede hanno promosso la riforma. Insomma, come ha ribadito Petrelli, «la riforma è figlia nostra, c'è la nostra impronta genetica» su di essa. Anche se però il sorteggio nella proposta di iniziativa popolare del 2017 non era contemplato per il segretario Ucpi, Rinaldo Romanelli , con questo metodo la riforma pone rimedio «alle degenerazioni correntizie , che non sono nate con Luca Palamara e non sono finite con Palamara. È una degenerazione che opprime il Csm e tutti i magistrati».

Durante l’incontro con la stampa è stato presentato anche il simbolo della campagna: la scritta “Vota Sì, è giusto” su un fondo blu. Abbiamo chiesto a Petrelli se questa scelta non fosse dettata per fare il verso all’Anm e al suo comitato il cui slogan è “Giusto dire No”. «Con il simbolo non ci siamo certo mossi per fare il dispetto a qualcuno – ci ha risposto. Nel referendum non ci sono molte scelte: al 50 per cento abbiamo azzeccato la parte giusta della storia». Petrelli poi, sempre rispondendo alle domande in sala, ha polemizzato con la controparte. Se da un lato ha ribadito la disponibilità «al confronto con l’Anm e con chiunque sostenga le ragioni de No” dall’altro lato ha sottolineato come le posizioni dei contrari al referendum sulla giustizia “sono contraddittorie. Hanno scelto come testimonial un magistrato di punta come Nicola Gratteri che da tempo ha affermato in maniera inequivoca e perentoria di essere a favore del sorteggio per liberare la magistratura dallo strapotere delle correnti. Il collega Enrico Grosso», presidente onorario del comitato “Giusto dire No”, «dovrebbe dare delle spiegazioni».

E ancora: «Difendere il No significa difendere lo status quo, un sistema che ha smarrito equilibrio e perso la fiducia dei cittadini. Noi auspichiamo una riforma di civiltà: perché chi giudica deve essere distinto chi da accusa e da chi difende. È un principio elementare, che dovrebbe essere condiviso da tutti». Poi, commentando le affermazioni del sottosegretario Alfredo Mantovano contro le «invasioni di campo» della magistratura «che devono essere ricondotte»: «Lo abbiamo denunciato mille volte - ha detto Petrelli - che nel nostro Paese spesso la politica manca nello svolgere i propri doveri e che la magistratura occupa tutti gli spazi che la politica le lascia. È un dato di fatto quasi fisiologico. Ma bisogna essere chiari, lo scontro è l'esito inevitabile del controllo reciproco, quindi non starei a drammatizzare. L'importante è non scardinare la separazione dei poteri».

La Presidenza onoraria del Comitato è stata affidata alla riconosciuta autorevolezza e alle indiscusse competenze dell’Avvocato e Professore Tullio Padovani, accademico dei Lincei. Durante la conferenza è stato presentato anche il “Decalogo del Sì”, che sintetizza le dieci ragioni della riforma. Il documento richiama i principi di una “giustizia libera, terza e credibile, fondata sull’indipendenza del giudice, sulla distinzione dei ruoli e sulla trasparenza delle istituzioni. Un manifesto civile che ribadisce come la separazione delle carriere non divida, ma rafforzi la giustizia, restituendo equilibrio e fiducia ai cittadini”.

Al Comitato hanno già aderito numerose realtà del mondo del diritto, della cultura e della società civile, tra cui l'Organismo Congressuale Forense , l'Unione Nazionale delle Camere Civili, Nessuno tocchi Caino, la Fondazione Enzo Tortora, i Radicali Italiani, Extrema Ratio, Italiastatodidiritto, Rete Forense, Europa Radicale e altre associazioni che nelle prossime settimane ufficializzeranno la propria partecipazione alla campagna referendaria. Sempre in mattinata il centrodestra ha depositato in Corte di Cassazione le 78 firme raccolte per il referendum confermativo. A depositare le firme insieme ai delegati Marcello Pera (Fdi), Pierantonio Zanettin (Fi) ed Erika Stefani (Lega) anche il capogruppo azzurro a Palazzo Madama Maurizio Gasparri e quello di Fdi Lucio Malan. Anche Pd, M5S e Avs , in Senato, hanno raggiunto quota 41 firme , soglia necessaria per poter attivare l'iter del referendum. C'è tempo fino a venerdì per raccogliere le sottoscrizioni, ma non è escluso che già oggi, al raggiungimento della soglia anche alla Camera, le firme vengono depositate a piazza Cavour.