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GIUSI BARTOLOZZI POLITICO
Tutto come previsto. E tutto in tempi piuttosto rapidi. Ieri il procuratore di Roma Francesco Lo Voi ha risposto ai quesiti avanzati dalla Camera sulla posizione di Giusi Bartolozzi, capo Gabinetto del guardasigilli Carlo Nordio. Il vertice dell’Ufficio inquirente romano non solo ha confermato l’apertura dell’indagine nei confronti della dirigente di via Arenula, ma ha anche risposto “in anticipo” all’altro interrogativo che Montecitorio gli avrebbe certamente rivolto in seguito: secondo Lo Voi, l’accusa di false dichiarazioni all’autorità giudiziaria ipotizzata per Bartolozzi, ai sensi dell’articolo 371- bis del codice penale, in seguito all’istruttoria condotta dal Tribunale dei ministri sul caso Almasri, non è configurabile come «reato in concorso». Nella circostanza, dunque, per il procuratore «non si applica la procedura speciale dell’autorizzazione a procedere».
A sintetizzare il responso è il presidente della Giunta per le Autorizzazioni della Camera, il deputato di Avs Devis Dori. Secondo il quale, alla luce delle novità, «un caso Bartolozzi non esiste». Ma una serie di aspetti sembra suggerire il contrario. E anzi a questo punto sembra scontato che si arriverà al conflitto di attribuzione fra Montecitorio e i pm.
Lo Voi ha replicato con una valutazione molto netta alla nota inviatagli una settimana prima, attraverso la presidenza della Camera, dalla stessa Giunta per le Autorizzazioni.
L’organismo presieduto da Dori aveva chiesto all’Ufficio inquirente una serie di informazioni generali, ma certo, nell’interlocuzione deliberata a maggioranza dal centrodestra, il punto di caduta era uno: si sarebbe prima o poi arrivati a stabilire se il presunto illecito contestato a Bartolozzi non fosse connesso con i reati ipotizzati a carico di Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. La valutazione espressa in anticipo da Lo Voi era scontata, nel merito.
Lo sono meno altri elementi forniti dal Tribunale dei ministri se dall’istruttoria fosse emersa una natura penale della condotta di Bartolozzi. Il collegio formato dalle tre giudici aveva disposto a inizio agosto, in replica all’interrogativo del procuratore, un decreto di stralcio relativo alla capo Gabinetto Giustizia. A quel punto, l’iscrizione di Bartolozzi a registro si è configurata, per la Procura di Roma, come un atto dovuto.
Riguardo all’assenza dei requisiti che obbligherebbero a chiedere, anche per la dirigente di via Arenula, l’autorizzazione a procedere, Lo Voi cita, nella nota inviata alla Giunta di Montecitorio, una sentenza della Cassazione del 1995.
Era indispensabile, questa interlocuzione, come aveva anticipato già una settimana fa Dario Iaia, capogruppo di Fratelli d’Italia in Giunta: «Noi formalmente non possiamo sollevare un conflitto di attribuzione con la Procura di Roma perché non abbiamo una notizia ufficiale, certificata, dell’indagine a carico della dottoressa Bartolozzi». Adesso non solo la certezza formale c’è. Ma esiste anche un atto più immediatamente “impugnabile” dinanzi alla Corte costituzionale.
C’è, nero su bianco, l’esplicita valutazione contraria rispetto alla necessità di estendere alla capo Gabinetto Giustizia la richiesta di autorizzazione a procedere. A questo punto non si corre neppure il rischio di creare un’ulteriore circostanza inedita, rischio segnalato, anche in un’intervista al Dubbio, dal costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti: non si dovrebbe cioè andare incontro a un decreto d’inammissibilità, da parte della Consulta, che avrebbe potuto essere favorito da un’impugnazione legata alla mera omissione della richiesta per Bartolozzi. Adesso tutto sarà più lineare.
Il conflitto di attribuzione con la Procura di Roma dovrà essere sollevato dall’istituzione Camera dei deputati, dunque dal suo presidente Lorenzo Fontana.
Nelle prossime ore la Giunta per le autorizzazioni si troverà a votare una proposta “coerente” con quella predisposta mercoledì scorso e approvata il giorno dopo, col voto contrario delle opposizioni e l’astensione di Dori e del relatore Federico Gianassi ( Pd), con cui si deliberava l’“interpello” a Lo Voi.
A breve la Giunta voterà la proposta di apertura del “conflitto”, da trasmettere a Fontana, che la inoltrerà a Palazzo della Consulta, in modo da decretare il formale avvio delle ostilità. Al centro della tesi di Montecitorio dovrebbe esserci la sentenza della con cui la stessa Corte costituzionale aveva indicato l’estensione delle tutele previste per i parlamentari anche nei casi in cui gli illeciti contestati a eventuali “co- indagati laici” fossero comunque connessi a quelli ipotizzati per deputati, senatori e componenti del governo.