Caro Cospito,

ho seguito il tuo caso leggendo gli atti del processo per il quale sei attualmente detenuto e tenendomi in contatto con alcuni degli avvocati che vi hanno svolto la difesa, che conosco da tanti anni. Un mese fa circa, dalle colonne di questo giornale avevo inviato una lettera aperta al Ministro Nordio perché, usando dei suoi poteri, ti revocasse o almeno ti sospendesse il 41 bis. Nordio non mi rispose, anzi rispose confermandolo. Poi abbiamo aspettato la Cassazione che, contrariamente a quanto si poteva immaginare, date le conclusioni del Pg, ha anch’essa confermato la legittimità nel tuo caso del “carcere duro”, come ormai tutti conoscono il 41 bis.

Non sono ancora state pubblicate le motivazioni di tale decisione, ma non è difficile immaginarsele, avendo letto la precedente decisione del supremo collegio (si dice così, ancorché impropriamente) nel caso che ti riguarda: la sentenza che, ribaltando l’appello, faceva rientrare la tua condotta nella previsione dell’art.285 (strage politica per sovvertire lo stato) anziché l’art.422 (strage comune). Una sentenza lunga ed apparentemente motivata, in realtà debolissima, che andava a ripescare uno degli articoli frutto di una concezione autoritaria dello stato, che si colloca nella parte più fascista del codice penale, che proprio in quella parte è ancora quello del guardasigilli fascista Rocco, salvo alcuni ritocchi apportati a seguito di pronunce della Corte Costituzionale.

Debole soprattutto nella parte in cui intenderebbe motivare sul carattere antistatuale dell’attentato perché rivolto alla scuola dei carabinieri. E se fosse stato un liceo classico? Oppure una piscina comunale? Sono anche questi espressione dello stato, ma tant’è. Si badi che, allora, anche l’attentato alla piscina comunale magari chiusa in ore notturne, meriterebbe la sanzione dell’ergastolo (e fino a qualche decade fa la morte). Assurdità che sono state avvertite anche dal giudice del rinvio (Corte d’Assise di Torino) che infatti ha rimesso il problema alla Corte Costituzionale per non dover sottostare all’incoerenza delineata dalla Cassazione.

Ora mi rivolgo a te, caro Cospito, per chiederti di prendere in considerazione l’idea di non proseguire a mettere in pericolo la tua vita con questo sciopero della fame. Tu hai già dato una risposta negativa a questa possibilità, sottolineando come una vita al 41 bis non è vita, ed è vero. Dunque è argomento forte, ma, come diciamo noi operatori del diritto, “prova troppo” e mi sembra che sia una scorciatoia, una specie di corto circuito che non prende in considerazione altri elementi, secondo me importanti. Primo fra tutti, il fatto che, attraverso la tua protesta, volta ad eliminare quel regime inumano che è il 41 bis non solo per te, ma per tutti i 750 detenuti che lo patiscono, spazzandolo via dal nostro ordinamento. C’era bisogno di mettere all’ordine del giorno dell’opinione pubblica (almeno di quella più avvertita e sensibile) il riconoscimento della inumanità di questo regime.

Ecco, su questo fronte la tua protesta ha già vinto: in queste settimane sono cresciute di numero e di intensità le prese di posizione che condividono questo giudizio. Non era affatto detto che ciò avvenisse, ma grazie a te è accaduto. Certamente vi era anche la sottolineatura dell’assurdità di applicare a te, che da bravo anarchico non hai mai preteso di dare ordini e dritte a nessuno: anche sotto questo particolare profilo la consapevolezza collettiva è cresciuta. Anzi, molti di coloro che pure sono favorevoli alla permanenza del regime del “carcere duro” riconoscono che esso è ingiustificato nel tuo caso. Dunque una doppia vittoria, altamente significativa, di cui si può andare fieri.

Certo, non è ancora la cancellazione dal nostro ordinamento del 41 bis né del “tuo” 41 bis, questo è vero, ed il trattamento a te riservato permane inumano e incomprensibile. Ma si può prendere le mosse dalle vittorie raggiunte di cui ho detto per ottenere che almeno il “tuo” 41 bis venga cancellato, salvaguardando il tuo rimanere in vita. Noi ti promettiamo di continuare con te la battaglia anche se tu decidessi di allontanare da te lo spettro della morte. Ormai la questione è sul tavolo ed è ineludibile.

Certo, si può andare alla CEDU: tutti vi abbiamo pensato il giorno stesso dell’ultima decisione della Cassazione. Ma i tempi della CEDU, anche quando è adìta in via d’urgenza, sono assai dilatati e l’esito assai incerto. Ricordo che per la avvocata turca Ebru Timtik la CEDU, adìta appunto in via d’urgenza, si pronunciò dopo più di un mese dal ricorso, rigettandolo perché la avvocata detenuta tutto sommato poteva continuare a vivere ed in carcere era ben accudita. Ebru morì il giorno dopo: una decisione tardiva e incomprensibile.

Mi pare che saggezza e razionalità chiedano che tu ripensi alla tua decisione di continuare lo sciopero della fame fino alla morte: tu non vuoi morire, questo mi pare sicuro, e quindi bisogna che tu interrompa (o attenui) la tua protesta ed il tuo digiuno totale, e noi (tutti quelli che hanno a cuore la democrazia, anche in carcere, e quindi odiano da sempre il 41 bis) sosterremo la tua protesta con una protesta nostra. In tutta Italia si stanno facendo assemblee e convegni sul 41 bis e sulla tua vicenda. Mai era successo che una questione così squisitamente giuridico-politica venisse alla ribalta. Bisogna continuare su questa strada. Ma per continuare questa battaglia tu devi continuare a vivere. E’ un passo indietro? Un arretramento? Non più di quanto si possa parlare di passo indietro per quegli anarchici che nell’800 sceglievano di rifugiarsi in Svizzera per continuare da lì la loro lotta. Non so se nel tuo caso si attagliano gli auguri, ma io te li faccio col cuore.