Come, purtroppo, avevamo previsto, la sentenza di condanna nei confronti di Marina Ovsyannikova è arrivata puntuale questa mattina. Il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca ha condannato la giornalista a 8 anni e 6 mesi di carcere, a fronte di una richiesta del pubblico ministero a 9 anni e mezzo.

La sentenza è stata pronunciata in assenza dell’ex reporter di Channel One, da quasi un anno in Francia con la figlia dodicenne. Ovsyannikova è stata accusata per aver screditato l’esercito russo: il 15 luglio di un anno fa manifestò nelle vicinanze del Cremlino, mostrando un cartello con la scritta “Putin è un assassino. I suoi soldati sono fascisti”. In quella occasione volle sensibilizzare l’opinione pubblica sull’uccisione dei bambini ucraini a causa dei bombardamenti russi.

Nei confronti di Ovsyannikova è stato applicato l’articolo 207.3 del codice penale, entrato in vigore subito dopo l’aggressione militare ai danni dell’Ucraina. Una norma liberticida, concepita per reprimere il dissenso che sta colpendo numerosi dissidenti. Si pensi ai giornalisti Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin, senza dimenticare l’avvocato e deputato municipale Aleksey Gorinov. Si aggiunga pure Oleg Orlov, co-presidente di Memorial, organizzazione che si batte per la difesa dei diritti umani. Il tribunale distrettuale Golovinsky di Mosca potrebbe pronunciarsi analogamente al caso Ovsyannikova tra l’11 e il 12 ottobre prossimi. L’accusa è sempre la stessa: riguarda l’aver criticato e screditato le forze armate.
Ovsyannikova ha fatto pervenire nelle scorse settimane una memoria difensiva nella quale ha ribadito il proprio punto di vista e definito le accuse «assurde e motivate politicamente». «Hanno deciso di punirmi perché non avevo paura e hanno chiamato le cose col loro nome», ha scritto la giornalista anti-Putin. «La televisione russa – ha aggiunto - è una macchina di propaganda bugiarda, la guerra è guerra e Putin è un criminale di guerra. Secondo chi mi accusa, ho agito per odio politico. Ovviamente non ammetto nessuna colpa. E non torno indietro su una sola parola. Ho fatto una scelta molto difficile, ma l'unica corretta nella mia vita e ho già pagato un prezzo alto per questo. La punizione per me è stata l'esilio: la vita in un paese straniero, senza famiglia, amici, casa, lavoro e, soprattutto, senza l'opportunità di tornare in patria e abbracciare i miei cari».
Il riferimento è al trasferimento in Francia. Il ministero degli Esteri transalpino è intervenuto prontamente sulla sentenza del tribunale di Mosca. «La Francia – si legge in una nota - denuncia con il più grande vigore la condanna in contumacia della giornalista russa Marina Ovsyannikova a 8 anni e mezzo di carcere». Da Parigi un appello al rispetto dei diritti umani. «Ovsyannikova – aggiunge il Quai d'Orsay - aveva coraggiosamente denunciato la guerra d'aggressione contro l'Ucraina durante un telegiornale in Russia nel marzo 2022. La Francia è molto preoccupata per l'intensificarsi della campagna di repressione condotta dalle autorità russe nei confronti di voci critiche del potere e della sua guerra di aggressione contro l'Ucraina.

Come indicato dalla ministra degli Esteri, Catherine Colonna, la propaganda russa rappresenta di per sé un'arma nella guerra di aggressione russa in Ucraina. Ci appelliamo alle autorità russe affinché rispettino il diritto internazionale relativo ai diritti umani, come anche la libertà d'informare. Liberino tutti i prigionieri politici e abbandonino le procedure giudiziarie avviate contro di essi».