Le parole «suicida» o «suicidio», che secondo il procuratore di Siena, Nicola Marini, l’allora capo della comunicazione di Banca Mps cercò almeno 35 volte nel web, in realtà erano contenute in testi di newsletter che riceveva sulla sua mail di lavoro. Lo hanno spiegato l’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi e degli assistenti capo coordinatori Augusto Vincenzo Ottaviano e Stefano Frisinghelli della polizia postale di Genova ascoltati ieri in Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, avvenuta il 6 marzo 2013 a Siena, dopo essere precipitato da una finestra del suo ufficio in Rocca Salimbeni. Marini, che era pm di turno il giorno in cui morì Rossi e che quindi coordinò le indagini, era stato ascoltato dalla Commissione d’inchiesta alcuni giorni fa e sarà riascoltato nei prossimi giorni. Augusto Vincenzo Ottaviano ha spiegato che l’attività «ricerche effettuate viene in qualche modo registrata nella memoria del pc, ma non c’è traccia di ricerche fatte da David Rossi delle parole "suicidio" o "suicida", ad esempio, tramite motore di ricerca». Gli investigatori della polizia postale di Genova, chiamati nel 2019 a svolgere indagini, su delega della procura di Genova, su presunti festini hard a cui avrebbero partecipato anche dirigenti del Monte dei Paschi e magistrati della procura di Siena, hanno evidenziato che «per via del lavoro che svolgeva Rossi era iscritto a numerose newsletter, in cui riceveva costanti comunicazioni da parte di agenzie stampa, testate, comunicazioni relative a notizie, e spesso le riceveva via posta elettronica soprattutto nella mail aziendale, e in molte di queste email viene usata la parola "suicidio" o "suicida"».