Le atrocità di Bucha non possono restare senza una risposta europea. E la risposta non potrà che essere nuove sanzioni contro la Russia. Inevitabilmente si pone la questione dell’energia. Il passaggio naturale sarebbe l’embargo alle importazioni energetiche dalla Russia: gas, petrolio e carbone valgono oltre ottocento milioni di euro al giorno. Ma sono tanto preziosi per Mosca quanto indispensabili per l’Unione europea, in particolare per alcuni Paesi eccessivamente dipendenti. Per la Commissione «nulla è escluso ma bisognerà vedere le condizioni politiche». Ma Germania e Austria (che si sommano all’Ungheria) hanno già posto il proprio veto sul gas. L’occasione per fare un primo punto della questione è l’Eurogruppo che si tiene in Lussemburgo. I ministri delle Finanze hanno tracciato il quadro già al loro arrivo. Interrompere le importazioni di gas russo «nel breve termine» non è possibile e danneggerebbe più l’Unione europea che Mosca, ha affermato il tedesco Christian Lindner. «Abbiamo a che fare con una guerra criminale, è evidente che dobbiamo porre fine il più rapidamente possibile ai legami economici con la Russia», ha spiegato il ministro delle Finanze di Berlino avvertendo però che «il gas non può essere sostituito nel breve termine». Per Lindner l’Ue deve differenziare tra petrolio, carbone e gas, rimpiazzando progressivamente gli approvvigionamenti mancanti». Apre quindi all’ipotesi di bloccare il petrolio o il carbone, nel frattempo. Prima di lui, l’austriaco Magnus Brunner si era detto esplicitamente contrario a «nuove sanzioni sul gas». «Siamo molto dipendenti dal gas russo e tutte le sanzioni che colpiscono noi più della Russia non vanno bene, per questo siamo contrari alle sanzioni sia sul petrolio che sul gas», ha spiegato. «Quello che è successo è orribile», ha aggiunto il ministro riferendosi a quanto accaduto nella città ucraina di Bucha «ma quando si parla di sanzioni bisogna restare calmi e se queste fanno più male a te che alla controparte, non è il modo giusto di procedere». Ovviamente Brunner è favorevole a nuove sanzioni che riguardino altri settori. La Commissione europea ci sta già lavorando.

Inchiodare Putin alla Cpi

In mattinata l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, ha annunciato che «i lavori avanzano con urgenza». «Per la verità noi stavamo già preparando un pacchetto di sanzioni e vedremo nei prossimi giorni se ci saranno le condizioni politiche per allargarlo ulteriormente», ha confermato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. «Per noi nessuna misura è esclusa. Certamente quello che abbiamo tutti visto merita una reazione ulteriore», ha aggiunto l’ex premier italiano. Nel «nulla è escluso» è compreso, secondo il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, anche un embargo al petrolio. Il quadro sarà più chiaro mercoledì quando si riuniranno gli ambasciatori Ue. Finora la parte più consistente dei pacchetti sanzionatori l’hanno sempre costruita loro. Prima che le immagini di Bucha scioccassero il mondo, l’intenzione dell’Ue era di estendere le ulteriori sanzioni, inserendo altri nomi e nuovi settori, in particolare per quanto riguarda il settore della tecnologia. E sarebbe intervenuti per evitare l’elusione delle sanzioni già approvate. Ma è ovvio che ciò non basterà più. A Bruxelles si rincorre la voce di un possibile vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo. «I massacri nella città di Bucha e in altre città ucraine saranno iscritti nell’elenco delle atrocità commesse sul suolo europeo», spiega Borrell. «Le autorità russe sono responsabili di queste atrocità, commesse mentre avevano un controllo effettivo dell’area. Sono soggetti al diritto internazionale dell’occupazione. Gli autori di crimini di guerra e altre gravi violazioni, nonché i funzionari governativi responsabili e i leader militari saranno ritenuti responsabili», aggiunge. «L’Unione europea sostiene tutte le misure per garantire la responsabilità per le violazioni dei diritti umani e le violazioni del diritto umanitario internazionale in Ucraina da parte delle forze armate russe. In particolare, sosteniamo pienamente l’indagine avviata dal procuratore della Corte penale internazionale sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità, nonché il lavoro della Commissione d’inchiesta dell’Ohchr. L’Ue sta assistendo il procuratore generale ucraino e la società civile incentrati sulla raccolta e la conservazione delle prove dei crimini di guerra».