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gruppo wagner putin
Vladimir Putin ha detto di voler “denazificare” l’Ucraina, facendo correre un brivido lungo la schiena ai suoi tanti ammiratori occidentali che, probabilmente, vedono in lui una specie di reincarnazione del generale Zukov. E nell’esercito ucraino una proiezione scalcinata della Wehrmacht con il famigerato battaglione Azov a fare da “gancio” psicologico per giustificare le nefandezze della guerra. In fondo se i bombardamenti servono a eliminare quei brutti ceffi il prezzo vale la candela.
Tutto molto edificante se non fosse che il presidente russo le milizie naziste ce le ha in casa propria e non si fa certo scrupolo a usarle per annientare i suoi avversari o semplicemente imporre l’egemonia di Mosca nelle varie zone di crisi. Sono i mercenari del Gruppo Wagner una società privata di contractors che ha sede in Argentina e opera in tutto il mondo anche se l’unico terminale a cui fa capo è il Cremlino, per la precisione il ministero della Difesa. Anche se sono da tempo sotto il fuoco delle sanzioni economiche di Usa e Unione europea, ufficialmente i mercenari di Wagner non esistono, la legge russa proibisce infatti la creazione di gruppi di sicurezza privati, di fatto operano nella scia dell’esercito di Mosca per il quale compiono il cosiddetto “lavoro sporco” operazioni segrete, sabotaggi, feroci rappresaglie, principalmente all’estero.
Praticamente una versione russa della Blackwater statunitense che ha operato a lungo in Medio Oriente e in Asia centrale a supporto dei marine e degli eserciti locali, a dimostrare quanto i due “imperialismi” siano speculari, anche nelle metodologie di supporto alle iniziative militari.
In Mali prestano servizio per la giunta golpista, occupandosi della protezione dei funzionari governativi e nella guerra agli insorti, che siano oppositori politici o milizie jihadiste. Nella Repubblica Centroafricana circa tremila mercenari lavorano per il presidente Faustin-Archange Touadéra, che in cambio ha stretto un accordo con Mosca per lo sfruttamento dei giacimenti minerari di Bamako.
In Siria hanno imperversato per anni a fianco dell’armata russa e delle truppe di Bashar al Assad nella lotta all’Isis, macchiandosi dei peggiori crimini di guerra, in particolare ad Aleppo, rasa al suolo dall’artiglieria russo-siriana. O a Palmira dove hanno torturato a morte e bruciato i cadaveri dei disertori di Damasco come denunciò Marat Gabidullin, un “pentito” di Wagner successivamente censurato dal governo russo. In Libia invece affiancano da anni l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar e le sue violente offensive contro il governo di Tripoli.
Ovviamente sono presenti e attivi anche nei territori ai confini della Russia, come in queste settimane in Ucraina dove combattono nelle città contro l’esercito di Kiev assieme ai miliziani ceceni e persino a fedayn libanesi di hezbollah. Proprio come gli odiati “cugini” del battaglione Azov, sono nati nel 2014 durante la guerra in Donbass tra milizie filorusse e nazionalisti ucraini. Il gruppo, che prende il nome da Richard Wagner il celebre compositore tedesco idolatrato durante il Terzo Reich, è il frutto della volontà politica del Cremlino e dei rubli dell’oligarca Evgueni Prigojin, soprannominato “il cuoco di Putin” (è un magnate della ristorazione). Ma soprattutto dell’esperienza sul campo del luogotenente colonnello Dimitri Utkin, 51 anni, ex paracadutista, ex agente dell’intelligence militare russa e fervente ammiratore di Adolf Hitler, tanto da avere tatuato sul collo il simbolo delle SS.
Utkin è stato decorato personalmente da Putin con medaglia al merito “all’ordine del coraggio” per «il ruolo decisivo» svolto nella sanguinosa battaglia di Aleppo. La Bbc è riuscita a tracciarne un profilo ideologico d dopo essere venuta in possesso di un tablet abbandonato in Libia nel sobborgo di Ain Zara da un contractor nel 2017: «Nella biblioteca digitale di Wagner abbondano riferimenti ad Adolf Hitler, al Mein Kampf, alle simbologie neopagane, alla purezza e alla superiorità della razza slava e all’inferiorità dei musulmani, tutti tratti tipici dell’estrema destra russa», scrive la tv pubblica britannica.
Le imprese militari e gli “orizzonti culturali” del Gruppo Wagner non lasciano spazio a troppi dubbi: quando Vladimir Putin tuona contro i «nazisti ucraini» prende in giro il mondo e il suo stesso popolo. Una propaganda rozza ma allo stesso tempo decisamente efficace come dimostrano tutti gli allocchi ipnotizzati dalle parole del pifferaio di Mosca.