Si impegnano tanto a scrollarsi dalle spalle la forfora di un’eredità politica ingombrante, quella missina e post fascista, e poi al primo microfono libero ci ricascano. Che sia il presidente del Senato Ignazio La Russa o il ministro dell'Agricoltura (ma anche dell’italica Sovranità alimentare) Francesco Lollobrigida il risultato non cambia: la sparata dal sapore un po’ nostalgico è assicurata. Come dei novelli dottor Stranamore, ai Fratelli d’Italia capita di non riuscire contenere alcuni riflessi automatici.

E così Lollobrigida, invitato a intervenire al decimo Congresso confederale della Cisal, si fa prendere dalla foga: «Vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire a chiunque di lavorare e avere una famiglia», dice giustamente il ministro, che se si fosse fermato qui avrebbe fatto la sua figura da statista. Solo che Lollobrigida ha una cosa sulla punta della lingua che evidentemente non può trattenere. E si libera: «Non possiamo arrenderci all'idea della sostituzione etnica». È un attimo e il vestito buono comprato per rassicurare l’Europa perde subito colore.

Per l’ennesima volta. Perché un giorno si diffondono falsità sulla Resistenza (a via Rasella i partigiani colpirono «una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti», copyright La Russa) e l’altro si grida a una fantomatica sostituzione etnica. E quello dopo ancora qualcuno vorrebbe vietare l’uso di «forestierismi» per non imbastardire la lingua italiana. Magari, tra una sparata e l’altra, qualcuno potrebbe ricordarsi anche di governare?