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Il caso Cospito si sta rivelando una cartina di tornasole della qualità morale e cognitiva del sistema giudiziario italiano e del funzionamento dello Stato di Diritto. Vedremo se il Governo, nelle proprie decisioni, farà riferimento alle leggi in vigore o alle tesi del Dicastero per la Dottrina della Fede del Vaticano.
È singolare la richiesta di un parere al Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) su cosa fare nel caso in cui il detenuto perda coscienza e si possa tenere in vita solo con l’alimentazione e idratazione artificiale (AIA), stante che egli ha depositato una direttiva anticipata di trattamento (DAT) in cui rifiuta tali misure mediche ai sensi della legge 219/2017. In un Paese normale, se esiste una legge, si applica la legge. A cosa serve allora il parere del CNB? Il CNB non ha quasi mai espresso pareri su casi singoli e di norma elabora documenti di orientamento generale sulla bioetica. Ma è un organo consultivo della Presidenza del Consiglio. Quindi nulla di strano.
Non si può dubitare che la Presidenza sappia che dal 2017 è in vigore una legge (n. 219) sul consenso informato, che regola anche le direttive anticipate e che se ci fossero motivi per non consentire a Cospito di ricorrervi, questi dovrebbero essere di natura giuridica e non etica. Infatti, si cerca anche di convincere Cospito a parlare con uno psichiatra, sperando in un certificato di incapacità. Nella migliore tradizione dei regimi totalitari. Naturalmente l’etica di quella legge e quindi i contenuti possono non piacere. Sono in corso le manovre? Il Governo chiede una copertura ideologica per qualche avventurosa strategia di abuso dei diritti dei detenuti? A pensar male si fa peccato, ma qualcuno potrebbe cercare l’occasione per sovvertire una legge dello Stato, che stabilisce che attraverso le DAT ogni cittadini italiano, anche chi è al 41bis, può disporre che, in caso di incapacità, i medici non lo sottopongano a AIA.
In tutto il mondo civile e minimamente liberale, è scontato che io possa rifiutare qualunque trattamento medico, salvo le disposizioni di legge; va da sé se sono cosciente ma anche se non lo sono, per malattia o incidente. Nel secondo caso attraverso le DAT. Anche la nostra Costituzione lo prevede all’articolo 32. Siccome dall’OMS in giù tutti gli enti e le persone razionali, in tutto il mondo – ribadisco - minimamente liberale, considerano AIA dei trattamenti medici, questi si possono rifiutare. Tutti, tranne l’ex Congregazione per la Dottrina della Fede del Vaticano, oggi Dicastero, che a valle del celebre caso Terry Schiavo e nel corso della vicenda Eluana Englaro, stabilì sinteticamente nel 2007 che “la somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita”. Concetto ribadito ed estesamente argomentato nella Lettera Bonus Samaritanus del 2020. Un arretramento etico-filosofico per molti, rispetto alla posizione originaria della Chiesa Cattolica sull’argomento del prolungamento della vita espressa nel 1957 da Pio XII: “la vita, la salute e tutte le attività temporali sono di fatto subordinate a fini spirituali”. Non viceversa quindi!
Una notazione tecnica: la Congregazione, dopo aver espresso la posizione di cui sopra, ha voluto redigere un lungo commento per cercare di spiegare che era in linea con il pensiero di Pio XII… excusatio non petita? Molti cattolici, nel mondo, trovano incredibili le tesi del Dicastero (fino al 1908 si chiamava Santa Inquisizione). Ma le vollero Ratzinger e Ruini, quando spadroneggiavano sui temi di bioetica insieme ai chierichetti “atei e devoti”. Calate le tensioni sulla legge 40 e sul fine vita, sembrava una posizione non influente sugli orientamenti legislativi nel mondo sviluppato. Anche perché è ridicolo e al limite offensivo per la dignità delle persone terminali e per la nostra pur modesta intelligenza che si parli “di cibo e acqua”, quando quei trattamenti sono medicinali, prodotti da case farmaceutiche. E vengono forzatamente immessi nel corpo – non li si assume come fossero un panino al prosciutto e un bicchiere di Lambrusco – usando tubi o apparecchi dedicati, la cui applicazione richiede una procedura chirurgica.
Invece eccoci qua. Pronti a fare un salto indietro non da poco. Chi governa oggi in Italia, al di là di ogni altra considerazione, ha un orientamento dichiaratamente illiberale. È un modo come un altro di vedere le cose, anche se implica paternalismo e autoritarismo. Cioè la sottrazione di diritti, che causa danni e lascia cicatrici alla vita delle persone. La composizione del CNB dichiara un preciso indirizzo in tal senso sulle questioni bioetiche. Il documento sul caso Cospito, al di là dei contenuti abbastanza prevedibili, conterrà un posizionamento etico. Che forse sarà fatto proprio dal Governo, nella migliore tradizione delle concezioni etiche dello Stato. Siccome la questione di fondo è se AIA siano trattamenti medici o no, cioè se ha ragione l’OMS o il Dicastero del Vaticano, da quel documento capiremo cosa ci aspetta nel prossimo futuro. Non solo sul piano dei diritti fondamentali e individuali, ma anche rispetto alla libertà della scienza.