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Da alcuni anni la Commissione europea effettua un’indagine sulla situazione dello Stato di diritto nell’Ue. Gli approfondimenti vertono sulla consultazione anche delle avvocature. Francesca Sorbi, capo delegazione del Cnf presso il CCBE (Consiglio dell’avvocatura europea), ha fatto il punto qualche giorno fa con i funzionari di Bruxelles sul tema dell’indipendenza degli avvocati e degli Ordini forensi in Italia. «È stata l’occasione – dice al Dubbio l’avvocata Sorbi – per soffermarci in maniera analitica sui punti di forza e i punti deboli del nostro sistema giudiziario, dove l’avvocatura è indiscussa protagonista». Nello Stato di diritto i cittadini, le persone giuridiche, gli enti di varia natura e le istituzioni sono soggetti alla legge. In tale contesto uno snodo fondamentale è rappresentato dalla separazione dei poteri. Il sistema giudiziario per funzionare al meglio deve garantire alle parti che lo costituiscono piena autonomia. Spesso, questo concetto viene relegato in un secondo piano, con l’errata convinzione che l'autonomia e l'indipendenza riguardino soltanto i giudici. Non è così: questi due elementi appartengono pienamente all’avvocatura. «Il ruolo degli avvocati – commenta Francesca Sorbi - è decisivo, poiché costituisce la garanzia della difesa dei diritti e delle libertà di ciascuno. Ciò è possibile solo se l’ordinamento nazionale può garantire la loro piena indipendenza ed autonomia». L’esponente del Consiglio nazionale forense ha illustrato ai funzionari Ue alcune pratiche e comportamenti di pubbliche autorità italiane occorse nel 2021, che costituiscono delle minacce all’integrità dell'autonomia e dell'indipendenza degli avvocati e degli stessi Ordini forensi. Sono emersi tre temi: l’autonomia patrimoniale e finanziaria come prerequisito dell'indipendenza degli avvocati, la segretezza e riservatezza delle conversazioni tra avvocati e clienti e tra avvocati, l’interferenza dei giudici che può implicare l’interruzione della funzione di difesa. «Uno dei problemi principali per l'indipendenza degli Ordini forensi – segnala Sorbi - è la minaccia al principio dell'autonomia patrimoniale e finanziaria. Nel nostro Paese questo principio è garantito dalla legge con l’obiettivo di preservare l’indipendenza da ulteriori e diversi poteri statali. È utile sottolineare che il Cnf e gli Ordini circondariali sono costituiti come enti pubblici non economici, con l'obiettivo di tutelare gli interessi pubblici coinvolti nella funzione del patrocinio. La tutela ed il rispetto dell’autonomia patrimoniale e finanziaria degli Ordini forensi sono alla base del principio di interesse comune per garantire l'efficienza e l’equità del sistema giudiziario. Il Consiglio nazionale forense da sempre è impegnato a contenere le azioni di varie autorità pubbliche, come il Ministero delle Finanze, l’Agenzia delle Entrate, la Corte dei Conti e l'Autorità Antitrust, che tendono ad identificare le organizzazioni degli avvocati con qualsiasi altro ente pubblico finanziato dallo Stato. Non è così. Gli Ordini, come la Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense, sono degli organismi finanziati dai propri iscritti». Il monitoraggio da parte di via Del Governo Vecchio è costante sui casi di maltrattamenti, insulti, violenze o ingerenze, comprese tutte quelle azioni che possano ledere l’esercizio della professione. Il Cnf si è espresso con grande chiarezza nella Relazione alla Commissione europea. Assistiamo negli ultimi tempi ad una tendenza sempre più preoccupante connessa alla violazione del segreto professionale e della riservatezza dei colloqui tra avvocati e tra avvocati e clienti. Le violazioni dei principi richiamati dal Codice deontologico e dalla Legge professionale sono a loro volta una seria minaccia per l’intera struttura del processo ed i valori democratici. «Il Cnf – spiega l’avvocata Sorbi - ha adottato un’importante delibera, la n. 385 del 16 aprile 2021, portata all'attenzione della ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Nel documento abbiamo voluto reagire rispetto a certi avvenimenti e stigmatizzato la reiterata violazione della segretezza e riservatezza delle conversazioni del difensore con oggetto la strategia difensiva. Il riferimento è ad alcune indagini che la Procura della Repubblica di Trapani stava conducendo nei confronti di tre Ong in relazione all’ipotesi del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina attraverso i soccorsi nel Mar Mediterraneo di migranti in partenza dalla Libia. Le indagini hanno portato, nel marzo del 2021, alla formalizzazione dell’atto di accusa». Gli atti di indagine depositati hanno fatto emergere un’anomalia. Per diversi mesi gli inquirenti hanno intercettato i colloqui degli avvocati con gli indagati da loro assistiti, violando il Codice di procedura penale. Nella relazione del Cnf sullo Stato di diritto sono stati inseriti anche alcuni articoli del nostro giornale, che hanno segnalato la vicenda dell’avvocato Nicola Canestrini del Coa di Rovereto. Le conversazioni del legale con il suo assistito sono state intercettate, mentre il primo stava illustrando la strategia difensiva da mettere in piedi.L’ultimo tema, riguardante gli ostacoli posti dai giudici all'esercizio delle funzioni e delle prerogative di difesa, tiene conto di episodi fortunatamente isolati, ma lo stesso deplorevoli. L’attenzione, comunque, deve essere sempre alta. Il principio del contraddittorio e la difesa tecnica sono degli argini importanti rispetto a certe pulsioni o derive anticostituzionali. «L’Unione europea – conclude Sorbi – ha mostrato grande attenzione su quanto accade in Italia. Il giorno successivo al mio intervento il Commissario europeo per la giustizia ha espresso parole lusinghiere per il contributo fornito dall’avvocatura italiana. Il report finale sullo Stato di diritto conterrà delle raccomandazioni specifiche rivolte ai Paesi Ue per attuare ogni misura utile e rimediare alle criticità. La relazione svolge una sorta di moral suasion, ma non si può escludere che diventerà qualcosa di ancora più importante. Fornirà un contributo prezioso per l’ulteriore crescita democratica dell’Europa».