L'ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti torna in libertà dopo aver scontato la condanna a 4 anni e 7 mesi di carcere inflittagli per abuso d’ufficio e falso nel caso Fallara. È lui stesso ad annunciarlo indirettamente sul suo profilo WhatsApp, come riporta LaC News24, con una foto e un messaggio apparso nel giorno di Natale: «Si ritorna a volare! Buon Natale». Una frase inequivocabile che non è passata inosservata ai contatti in rubrica dell'ex governatore. Che ora riacquista la libertà a distanza di tre anni e mezzo dalla condanna definitiva disposta dalla Cassazione per gli ammanchi nei bilanci del Comune di Reggio Calabria dal 2008 al 2010, periodo in cui era sindaco della città. L’inchiesta nacque dopo un esposto di due consiglieri di minoranza, che portò ad accertamenti da parte del ministero della Finanze grazie ai quali vennero scoperti un disavanzo di circa 170 milioni di euro e l’autoliquidazione di alcune parcelle da parte dell’ex dirigente dell’ufficio finanza del comune di Reggio Calabria, Orsola Fallara, poi morta nel 2010 dopo aver ingerito dell’acido muriatico. La vicenda coinvolse Scopelliti nel passaggio da sindaco a governatore, e da presidente della Giunta regionale decise di dimettersi dopo la pesante condanna a sei anni di reclusione in primo grado. L'ex governatore ottenne dai giudici della Suprema Corte solo uno sconto di cinque mesi rispetto alla precedente condanna ridotta a cinque anni in appello, per via della prescrizione del reato di abuso d’ufficio. E non riuscendo ad evitare il carcere, previsto per le pene superiori a quattro anni, l’ex presidente si era recato nel carcere di Arghillà nell'aprile del 2018. «Una conferma del rispetto che ha nei confronti delle istituzioni – spiegava all'epoca al Dubbio il suo avvocato, Aldo Labate -. Così com’è stato quando, subito dopo la condanna in primo grado, si è dimesso dalla carica di governatore (in virtù della legge Severino, ndr). Avrebbe potuto aspettare le motivazioni della sentenza, fare ricorso, ma ha sempre dimostrato il proprio attaccamento al suo ruolo con i fatti».