«Si tratta di un atto scontato e ampiamente atteso che arriva ad anni di distanza dai sequestri del novembre 2019 poi giudicati illegittimi dalla Corte di Cassazione». Così l’Ufficio stampa di Matteo Renzi commenta la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Firenze nell'ambito dell'inchiesta sulla Fondazione Open. Tra gli 11 indagati per i quali è richiesto il processo figurano, oltre al leader di Italia Viva, la deputata di Iv Maria Elena Boschi e il deputato del Pd Luca Lotti. L’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari si terrà il 4 aprile. «Finalmente inizia il processo nelle aule e non solo sui media. E i cittadini potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell’accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze», prosegue la nota. Il concetto è quello più volte ribadito da Renzi e già espresso dal palco della Leopolda: quello in atto è un «processo politico alla politica», contrassegnato da procedure illecite. A partire dall'«indebita» acquisizione della sua corrispondenza, in violazione dell'articolo 68 della Costituzione, e quindi delle guarentigie parlamentari. Secondo i pm, Renzi avrebbe utilizzato la Fondazione  per finanziare il suo partito, raccogliendo soldi da privati per eventi legati alla propria attività. La tesi, dunque, è che Open agisse come articolazione di partito, e che quindi dovesse rispettare obblighi più stringenti nella raccolta e gestione delle donazioni.  Tesi però smontata dalla difesa, che da parte sua evidenza i «grossolani» errori dell’accusa. Ma il vero j'accuse di Renzi ai pm si trova più avanti, nella nota diramata dall'ufficio stampa. «È utile ricordare - si legge - che la richiesta è stata firmata dal Procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal CSM; dal Procuratore Aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal Procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente MPS David Rossi. Questi sono gli accusatori». Il riferimento è al procedimento disciplinare davanti a carico di Creazzo per le presunte molestie alla pm antimafia di Palermo Alessia Sinatra. Procedimento che si era concluso a dicembre con la perdita di due mesi di anzianità, e in seguito al quale, a fine gennaio, il procuratore ha ritirato la richiesta di prepensionamento. «Il senatore Renzi nelle scorse settimane aveva chiesto di essere interrogato dopo che i PM avessero risposto alle istanze della difesa. Tale risposte non sono mai arrivate. Per questo nelle prossime settimane la difesa del senatore Renzi si riserva di produrre memorie difensive in vista dell’udienza preliminare anche prima del dibattito parlamentare in Senato sul conflitto di attribuzione che si terrà ragionevolmente nel mese di marzo», aggiunge ancora l’Ufficio stampa di Renzi. Quindi l'affondo finale: «Nella giornata di oggi intanto il senatore Matteo Renzi ha provveduto a firmare una formale denuncia penale nei confronti dei magistrati Creazzo, Turco, Nastasi. L’atto firmato dal senatore sarà trasmesso alla Procura di Genova, competente sui colleghi fiorentini, per violazione del’articolo 68 Costituzione, della legge 140/2003 e dell’articolo 323 del codice penale. Renzi ha chiesto di essere ascoltato dai PM genovesi riservandosi di produrre materiale atto a corroborare la denuncia penale contro Creazzo, Turco, Nastasi». Il tutto sigillato dal refrain lanciato da Renzi dalla Leopolda: «Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso».