Stefano Musolino, leader di Magistratura Democratica, non accetta che un pm possa fare politica e invoca una legge che impedisca il passaggio da una parte all'altra della barricata. In un'intervista al "Giornale", il magistrato in servizio presso la procura di Reggio Calabria, fa un'analisi lucida del momento che sta vivendo la sua categoria. A cominciare dalla nuova legge elettorale per il rinnovo del Consiglio Superiore della Magistratura. «Confido che una buona riforma elettorale lo faccia tomare ad essere la casa trasparente dei magistrati. Organizzazione degli uffici, criteri di valutazione della professionalità e disciplinare vanno riviste alla luce delle pessime condizioni di lavoro con cui si confrontano i magistrati».

Corruzione e carrierismo nella magistratura: il commento di Musolino

Su corruzione e carrierismo, invece, Musolino la pensa così: «Servono regole che sdrammatizzino lo strisciante carrierismo che si nutre di una diffusa deferenza gerarchica, contraria allo spirito costituzionale». E aggiunge: «Anche se è in profonda crisi d'identità e di prospettive, la magistratura ha dimostrato di avere gli anticorpi per sapere reagire, accertando e sanzionando le condotte insane di alcuni colleghi. Il problema del carrierismo è un veleno culturale diffuso che mette in crisi la magistratura orizzontale, prevista dall'articolo 107 Costituzione, senza che di ciò si abbia adeguata consapevolezza dentro e, soprattutto, fuori dalla magistratura». Poi ribadisce il suo no alla separazione delle carriere, perché «la Costituzione ha stabilito che i magistrati siano tutti uguali e si distinguano solo per le funzioni che svolgono. Una giustizia inefficiente frustra tanto chi la riceve, quanto chi l'amministra e questo spinge molti a cercare vie di fuga verso incarichi direttivi o fuori ruolo. Ridare dignità e incisività al nostro lavoro è una delle chiavi per battere il carrierismo».

Toghe rosse e correnti, parla Musolino

Musolino, inoltre, rispedisce al mittente le accuse che vengono rivolte alle "correnti". «Corrente è un termine che il mainstream mediatico ha contribuito a fare percepire in termini spregiativi. Eppure trovare un luogo di confronto tra persone che hanno una comune sensibilità è solo una ricchezza da tutelare. I gruppi associativi se restano luoghi di confronto e proposta saranno l'asse portante per un autentico rinnovamento della magistratura, saldamente fondato sui binari costituzionali che ne tutelino autonomia ed indipendenza». E continua a spiegare: «Toghe rosse è uno stereotipo pensato per evocare una magistratura faziosa ed asservita a un'ideologia che avrebbe agito secondo la logica amico/nemico e non secondo diritto. Md non è mai stata questo, se non nel pensiero di chi temeva il controllo di legalità e le attribuiva i suoi cattivi pensieri».

Musolino dice no ai pm che fanno politica

Infine, il caso delle "porte girevoli". Una questione che Musolino affronta a muso duro. «Vedere un magistrato impegnato in campagna elettorale nel luogo in cui fino a poco prima ha esercitato delicatissime funzioni è istituzionalmente e politicamente inaccettabile. Ogni magistrato che abbia una responsabilità rappresentativa deve far prevalere l'esigenza di salvaguardare la giurisdizione dalle accuse (vere o false) di strumentalizzazione politica, anche al prezzo di sacrificare la tensione civile e l'impegno di cittadino. Così fece uno degli storici esponenti di Md come Franco Ippolito, la legge glielo consentiva, ma prevalse in lui la spinta etica. Se la decadenza dei tempi, ci ha fatto dimenticare queste regole minime che non c'era bisogno fossero scritte, è tempo che il Parlamento si assuma la responsabilità di ribadirle con forza in una norma primaria».