Non ci sono dubbi che in Ucraina le forze russe abbiano commesso crimini di guerra e contro l’umanità, perseguire i responsabili, da Vladimir Putin in giù, non sarà semplice, comunque difficilmente potrà avvenire mentre la leadership responsabile sarà al potere. Cuno Tarfusser, giudice della Corte penale internazionale dal 2009 al 2019 - quella Corte che ieri sera ha annunciato l’avvio dell’indagine per crimini di guerra contro la Russia - spiega all’Adnkronos quali saranno i prossimi passi e cosa potrebbe succedere a Putin ed alla sua cerchia. «La serie di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità che vengono commessi quotidianamente in Ucraina è vasta - dice Tarfusser, oggi sostituto procuratore generale a Milano - Ieri è stata avviata la procedura con l’apertura di un’inchiesta preliminare, prima tappa di un percorso abbastanza lungo e tortuoso, anzitutto per la difficoltà di acquisire le prove mentre è in corso il conflitto». In questa fase, secondo il magistrato, bisogna raccogliere le prove «e soprattutto assicurarsi della genuinità del materiale probatorio, capirne la provenienza, per poterlo utilizzare in un eventuale procedimento». «Non si può solo arraffare il materiale - avverte Tarfusser - ma bisogna raccogliere le prove con metodicità e selezionarlo e riferirlo a fatti e atti criminosi specifici che si vogliono perseguire, per poterli poi attribuire in termini di responsabilità penale a persone specifiche». Chi potrebbe essere portato allo sbarra? «L’individuazione dei responsabili per quanto sta avvenendo in Ucraina appare abbastanza facile e quindi da Putin in giù, la leadership politica e militare», sostiene l’ex giudice della Corte dell’Aja, «molto più difficile è portare queste persone davanti alla Corte che non giudica in contumacia - ricorda il magistrato - Quindi il processo a Putin o a chi per lui responsabili di crimini di guerra, laddove accertati e laddove si riescano a raccogliere prove sufficienti, è anche una questione di riuscire a mettere mano su queste persone e di trasferirle all’Aja».