La condanna della guerra in Ucraina e la necessità che arrivi da tutti il forte richiamo a un cessate il fuoco immediato e a una soluzione negoziale. A sollecitare la riflessione, al plenum del Consiglio superiore della magistratura, è stata la togata di Area Alessandra Dal Moro. «I giorni che stiamo vivendo, con inaspettata violenza, ci stanno riportando indietro nella storia», ha detto Dal Moro, prendendo la parola in apertura dei lavori, per esprimere la propria preoccupazione, condivisa con il gruppo di Area. «Dovere di ogni cittadino europeo che si è nutrito dalla cultura della pace e della tutela dei diritti fondamentali, è quello di chiedere l’immediata cessazione delle ostilità, che le armi tacciano e riprenda il dialogo, unico strumento di risoluzione dei conflitti coerente con il principio di dignità di tutti gli esseri umani e di conseguente ripudio di ogni guerra». «In tutte le dichiarazioni che stanno alla base delle società realmente democratiche, la prima affermazione, quella che non consente che una persona possa essere strumento, ma impone sia sempre fine dell’attività politica e sociale, è proprio quella che sancisce la sua connaturata dignità», ha sottolineato, e questo «è il presidio che sta alla base di tutti quegli strumenti che si incarnano nello Stato di Diritto, questo è il principio informatore che consente la vita democratica, la libertà, i diritti, attraverso la consapevole osservanza dei doveri di solidarietà, nella vita relazionale, politica e sociale». Ogni guerra è una cosa insensata che, scavalcando questo principio e riaffermando il primato della forza, porta atrocità e sofferenze - ha denunciato la togata - Quella che vede vittima l’Ucraina non è diversa dalle altre che hanno scandito la storia, anche in anni recenti (dalla Bosnia, alla Siria all’Afghanistan solo per citarne alcune). Ma l’attacco armato e l’invasione contro uno stato sovrano democratico, nel cuore del territorio europeo, la violenza cieca e sconsiderata verso civili inerti, bambini, anziani, donne, uomini, l’indifferenza e il disprezzo per la loro sofferenza, per le loro vite, le loro case, il loro futuro, ci scuote dall’illusione di essere riusciti a tenere fuori le guerre dalle nostre vite e ci chiama inesorabilmente alla responsabilità di rendere reale ed effettivo, il presidio che in questi 70 anni di pace in Europa è stato costruito perché quello che è accaduto non accadesse mai più», ha concluso Dal Moro.