Luca Palamara è stato rinviato a giudizio per corruzione. A deciderlo è stato pochi minuti fa il gup Piercarlo Frabotta, che ha accolto la richiesta dei pm Gemma Miliani e Mario Formisano della procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone. Pm che dopo le dichiarazioni rese ai magistrati dal lobbista Fabrizio Centofanti, avevano modificato per la quinta volta il capo d’accusa, nelle scorse settimane il capo di imputazione contestando, tra le accuse, la corruzione in concorso per l’esercizio delle funzioni, e non più la corruzione in atti giudiziari. Il processo inizierà il 15 novembre. Insieme a Palamara andrà a processo per concorso nel reato di corruzione per l’esercizio delle funzioni anche Adele Attisani. Accolta, invece, la richiesta di patteggiamento a un anno a sei mesi per l’imprenditore Centofanti, che a giugno ha reso dichiarazioni spontanee ai magistrati della procura di Perugia. Assolto in abbreviato l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio. Per un episodio con la formula perché il fatto non sussiste e per un altro per la tenuità del fatto. Per lui i pm avevano chiesto una condanna a otto mesi. «In concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, agendo Adele Attisani quale istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria, altresì ed in parte, delle utilità ricevute, Luca Palamara, prima quale sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma ed esponente di spicco dell'Associazione nazionale magistrati fino al 24 settembre 2014, successivamente quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura e magistrato fuori ruolo - si legge nel capo di imputazione - ricevevano da Fabrizio Centofanti le utilità per l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri». E in particolare «per la possibilità consentita a Centofanti da Palamara di partecipare a incontri pubblici o riservati cui presenziavano magistrati, consiglieri del Csm e altri personaggi pubblici con ruoli istituzionali e nei quali si pianificavano nomine ed incarichi direttivi riguardanti magistrati, permettendo in tal modo a Centofanti di accrescere il suo ruolo e prestigio di “lobbista”; per la disponibilità dimostrata da Palamara a Centofanti di poter acquisire, anche tramite altri magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine, a lui legati da rapporti professionali e/o di amicizia, informazioni anche riservate sui procedimenti in corso ed in particolare, su quelli pendenti presso la Procura della Repubblica di Messina e di Roma che coinvolgevano Centofanti e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore; per la disponibilità di Palamara di accogliere richieste di Centofanti finalizzate ad influenzare e/o determinare, anche per il tramite di rapporti con altri consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura e/o di altri colleghi, le nomine e gli incarichi da parte del Consiglio medesimo e le decisioni della sezione disciplinare». Nella contestazione si elencano diversi viaggio di cui avrebbe usufruito l’ex consigliere del Csm, tra cui quello a Madonna di Campiglio, il viaggio a Madrid con il figlio, la vacanza a Favignana, a Dubai, oltre ai lavori eseguiti a casa della sua amica Adele Attisani. A Palamara, come si legge nell’atto di accusa, si contesta anche la rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. La decisione del giudice arriva a otto mesi dall’apertura dell’udienza preliminare che aveva preso il via il 25 novembre scorso. Nei giorni scorsi, Palamara aveva rilasciato dichiarazioni fiume, contestando il metodo di indagine e parlando addirittura di fatture false per accusarlo. «In qualche modo mi si doveva cucire addosso il vestito del corrotto», aveva affermato davanti al gup, producendo documenti relativi ai lavori di ristrutturazione della casa della coimputata Attisani, lavori che secondo l’accusa Palamara avrebbe fatto pagare al lobbista Centofanti. Attisani, nel corso dell’udienza di lunedì, ha negato di aver fatto pagare ad altri i lavori a casa propria, depositando un bonifico da lei effettuato pari a 19.800 euro. «Il bonifico dimostra che la parte dei lavori relativa al cosiddetto lastrico solare era stata pagata già dal 2012 dalla signora – ha evidenziato Palamara – che si è assunta la piena titolarità delle lavorazioni commissionate, escludendo il coinvolgimento di terzi». Ma la difesa dell’ex consigliere del Csm ha anche effettuato una perizia finalizzata a sgonfiare il residuo dei lavori. «Il dato che più ci ha inquietato – ha sottolineato l’ex pm – è che per calcolare il valore della veranda si è fatto ricorso addirittura a delle fatture false, ovvero non relative a lavori eseguiti su quella abitazione, ma su un’altra. Non trovando prova della corruzione, come già riconosciuto dal gip (Lidia Brutti, che ha negato l’esistenza di un atto contrario ai doveri d’ufficio, ndr), l’unica soluzione era gonfiare i lavori di questa casa» Relativamente, invece, al viaggio a Dubai, «c’è una intercettazione tra il titolare dell’agenzia viaggi e Centofanti, in cui quest’ultimo dice: “paga Luca, come sempre”. L’intercettazione, proveniente da un altro procedimento, era rimasta sommersa negli atti». «L'udienza preliminare è un passaggio stretto e obbligato. Sono certo che l'udienza pubblica servirà a far emergere la verità e la mia innocenza - ha commentato Palamara -. Le prove documentali dei pagamenti fatti - ha aggiunto - sono insuperabili. Continuerò sempre a battermi per una giustizia giusta».