«Per la prima volta il presidente della Repubblica ha nominato l’avvocatura, insieme con la magistratura, per realizzare il processo delle riforme. Ma noi sulla riforma dell’ordinamento giudiziario siamo stati tenuti fuori dal primo momento, mentre su quella del processo penale abbiamo dato un contributo anche importante». Così Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere penali torna sui passaggi dedicati alla giustizia nell’intervento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Le cui dichiarazioni «confortano - ha sottolineato il Consiglio Nazionale Forense - nel richiamare insieme avvocatura e magistratura a dare impulso al processo riformatore per restituire alla giustizia la centralità e la credibilità che deve esigere». «Continuiamo a ritenere che la riforma così impostata sia totalmente insufficiente rispetto ai problemi che affronta - sottolinea Caiazza - e ci auguriamo che anche dopo questa sollecitazione noi veniamo convocati per sentire il punto di vista dell’avvocatura penale. Non si può procedere senza questa interlocuzione, è come se si dicesse che si parta di acciaierie contro i metalmeccanici. Una riforma a 4 occhi con l’Anm non può essere la soluzione», ammonisce Caiazza. «Va bene che i tempi siano stretti, ma tutta la riforma ruota sul sistema elettorale del Csm, è una riforma di cosa? Quando mai la modifica del sistema elettorale è in grado di incidere su una crisi di questa portata?», si chiede il leader dei penalisti. E sul referendum indetto dall’Associazione nazionale magistrati, nel quale la maggioranza delle toghe che ha votato si è espressa contro il sorteggio e a favore del proporzionale, osserva: «le riforme ordinamentali le fanno il governo e il parlamento, devono votare in parlamento, non i magistrati». Infine un rilievo sulla freddezza con cui è stato accolto il riferimento di Mattarella alle carceri. «Ho notato il gelo nell’aula sul passaggio relativo a sovraffollamento delle carceri e tutela della dignità, è stata tra le cose meno applaudite», conclude Caiazza.