Le circostanze impongono un adattamento. Ma l’esame da avvocato, nelle modalità “straordinarie” adottate per la sessione 2020, non potrà prescindere dalla verifica di specifici «criteri valutativi» del futuro professionista: dal «rigore metodologico nell’esposizione» alla capacità di «cogliere eventuali profili di interdisciplinarietà». Sono le osservazioni avanzate la scorsa settimana, dinanzi alla commissione Giustizia del Senato, dal Cnf, rappresentato dal consigliere Vincenzo Di Maggio. Si tratta di esigenze a cui tenterà di rispondere il ministero della Giustizia: attraverso una modifica al decreto legge (che sarà votato oggi nell’aula di Palazzo Madama), con le prime mosse della Commissione centrale e infine con il decreto ministeriale che la guardasigilli Marta Cartabia emanerà nei prossimi giorni. Nell’emergenza dunque, come ha ricordato Di Maggio in audizione, non si può né prescindere dalla legge professionale, che certamente non è derogabile per intero, né impedire ai 26mila candidati di svolgere la prova in condizioni umanamente accessibili. D’altronde la Commissione centrale presieduta da Elisabetta Maccagno, riunitasi per la prima volta lunedì, ha compiuto più di un passo verso le aspettative dei praticanti. È stata accolta per esempio la richiesta di poter svolgere il secondo orale sulla stessa materia scelta per il primo colloquio (sostitutivo dello scritto), in modo da valorizzare la competenza acquisita nel tirocinio. Sempre nella riunione dell’altro ieri si è prefigurato un orizzonte di massima per l’avvio delle prove: metà maggio, tenuto conto che a fissare la data sarà il decreto ministeriale, da emanare entro il 12 aprile, e che ai candidati andrà inviata tempestivamente la convocazione. Ma il vero punto di cui ci si dovrà occupare a breve riguarda le linee guida da trasmettere a tutte le Commissioni per individuare un “paradigma di svolgimento” del primo orale. Il consigliere Di Maggio era stato chiaro, in commissione Giustizia, nel ribadire la via maestra che per il Cnf sarebbe stato necessario adottare: «Le quaestiones siano predisposte dal ministero, per garantire uniformità di trattamento per tutte le commissioni e su tutto il territorio nazionale». Dopodiché, come il rappresentante del Cnf pure ha ricordato, «vista l’urgenza, se non dovesse essere possibile» adottare lo schema indicato, istituzione forense e Scuola superiore dell’avvocatura «si rendono disponibili a contribuire a predisporre, con la Commissione centrale, linee guida esemplificative per i commissari e i Coa dirette a illustrare, più nel dettaglio, modalità e termini del nuovo/vecchio esame». Secondo il Cnf si dovrebbero innanzitutto stabilire i «criteri valutativi dei candidati, che tengano in debita considerazione la tempistica, lo stress e le condizioni in cui l’esame dovrà svolgersi». Ma anche il «contenuto delle quaestiones che dovranno essere predisposte». Perché, per citare ancora Di Maggio, «un lasso di tempo così esiguo come quello previsto, 30 minuti per trovare una soluzione e pianificare la risposta, relegherebbe il futuro professionista alla superficialità o all’appiattimento sulla giurisprudenza annotata sui codici, e non gli consentirebbe di riflettere a sufficienza per predisporre il suo discorso in modo rispettoso e coerente con i canoni valutativi previsti dalla legge professionale». Perciò il Cnf resta convinto che il candidato debba «conoscere dapprincipio un numero congruo di quaestiones, uguali su tutto il territorio nazionale, su cui relazionare». Di Maggio ha spiegato il senso di tale logica con un interrogativo retorico difficilmente eludibile: «Qual è quell’avvocato che tratta la materia del contendere senza aver avuto il tempo necessario per studiarla e prepararsi adeguatamente?». Si vedrà a breve quanto le soluzioni concrete adottate a via Arenula potranno avvicinarsi alla prospettiva evocata dall’istituzione dell’avvocatura, e anche dalle associazioni dei praticanti, Upa e Aipavv innanzitutto. Certamente ci sarà una dettagliatissima descrizione delle modalità di svolgimento del primo orale. Meno scontata l’individuazione di un arco prestabilito di quesiti. Certamente il lavoro, per la macchina organizzativa oltre che per i praticanti, è tutt’altro che concluso.