È l’articolo 150 della Manovra, comma 1, lettera a), punto 4. La norma, come spesso capita nella stratificazione legislativa, si riduce in realtà all’elisione di un inciso: nello specifico recita “le parole «per i dipendenti» sono soppresse”. Tanto basta per realizzare una piccola e attesa rivoluzione nei rapporti fra Stato e avvocati investiti della difesa dei non abbienti. Con quel dettaglio, il governo Meloni estende il meccanismo compensativo che, dal 2016, consente ai difensori di “scontare” i crediti vantati per patrocinio a spese dello Stato e difesa d’ufficio da quanto dovuto per debiti fiscali e previdenziali: rispetto al regime preesistente, che limita le compensazioni ai debiti con l’Agenzia delle Entrate e ai versamenti previdenziali per i dipendenti, ora sarà possibile scalare gli onorari anche dai contributi personali che l’avvocato ha da versare a Cassa forense. Ma soprattutto, dietro l’intervento che consentirà di ridurre in modo clamoroso i tempi biblici, e diciamo pure indecenti, con cui vengono effettivamente pagate le spettanze ai difensori, c’è l’impegno tenace di Cnf e Cassa forense, che da tempo sollecitavano l’adozione di questa piccola ma decisiva modifica. E com’è giusto, la massima istituzione dell’avvocatura e l’ente di previdenza rivendicano, in una nota congiunta, l’importante risultato. Accolto con favore anche da Ocf, che ne parla a propria volta in un comunicato. Nel documento diffuso da Consiglio nazionale forense e Cassa si ricorda che la volontà dell’esecutivo è ormai acclarata, giacché la Manovra «è stata trasmessa alla Camera, dopo la bollinatura della Ragioneria dello Stato». E si segnala appunto come «di particolare interesse per l’avvocatura» sia «la formulazione dell’articolo 150, che accoglie integralmente le proposte formulate nelle settimane scorse dal Consiglio nazionale forense e da Cassa forense. Il Cnf e l’Ente di previdenza degli avvocati chiedevano», si ricorda, «la possibilità di compensare i crediti per spese, diritti e onorari dovuti dallo Stato ex articolo 82 del Testo unico per le spese di giustizia per il gratuito patrocinio con i contributi dovuti dagli avvocati alla Cassa forense a titolo di oneri previdenziali, e in secondo luogo di incrementare la dotazione finanziaria del fondo previsto dalla legge 208/2015». Un intervento, commentano in particolare la presidente del Cnf Maria Masi e il presidente di Cassa forense Valter Militi, «atteso da tutta l’Avvocatura, che pone finalmente termine alle insopportabili attese dei colleghi dinanzi alla liquidazione dei propri crediti e si traduce quindi in benefici visibili per gli avvocati, per il ministero della Giustizia, che si vede così liberare di una mole di adempimenti notevole, e per l’Erario stesso che potrà quindi migliorare la propria performance in termini di pagamenti della pubblica amministrazione». La misura, ricorda ancora la nota di Cnf e Cassa, è di particolare rilevanza per la professione forense, «con importanti ricadute sulla riduzione dei tempi di pagamento dell’attività professionale, e contribuisce al tempo stesso alla razionalizzazione e allo snellimento dell’attività degli uffici giudiziari, che si vedranno quindi sgravati dalla complessa attività di erogazione effettiva del credito. Si prevede che gli avvocati saranno pagati in media due anni prima rispetto al passato, peraltro a costi invariati per la Pubblica Amministrazione». Si ricorda anche che «lo stanziamento fissato per operare la compensazione, come richiesto da Cnf e Cassa Forense, sale dagli attuali 10 milioni a 40 milioni annui». Dall’applicazione della norma, notano infine l’istituzione e l’ente previdenziale degli avvocati, «deriverà un beneficio anche per Cassa forense in quanto tutti i crediti per i quali i professionisti avranno optato per la compensazione saranno riversati all’Ente direttamente dall’Agenzia delle Entrate, eliminando per tutti gli oneri previdenziali compensati i costi di qualsiasi attività di pagamento o di recupero». Anche Ocf «prende atto con soddisfazione» della misura inserita in legge di Bilancio: «Finalmente potranno compensarsi i crediti derivanti dalle difese di ufficio e dal patrocinio in favore dei non abbienti anche con i contributi previdenziali degli avvocati. Questa iniziativa prende le mosse da una idea di tanti anni fa», segnala l’Organismo presieduto da Mario Scialla, «il ddl Veltroni», progetto che «aveva sempre avuto il consenso di Cassa Forense, ma non dei Ministeri Vigilanti. Dell’attenzione che la politica ha riservato su questo punto alle esigenze dell’Avvocatura abbiamo già ringraziato il viceministro Sisto e il presidente della commissione Giustizia Maschio, in occasione del loro intervento alla scorsa Assemblea Ocf del 25 novembre, e il sottosegretario Delmastro, mediante interlocuzione diretta. È importante ora», conclude Ocf, «aiutare l’Avvocatura ad utilizzare al meglio questa opportunità, mediante la corretta e più estesa applicazione possibile dei protocolli stipulati nei vari distretti e circondari».