Il filosofo Lopez de Onate scrisse che quando il diritto è incerto il reo guadagna la riva, mentre il debole è destinato ad affogare. Aggiunse pure che il diritto scarsamente comprensibile danneggia i cittadini. Nelle scorse settimane il Dubbio ha portato all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica la disparità di trattamento riservata ai professionisti con disabilità, beneficiari di assegno di invalidità erogato dalle Casse previdenziali di appartenenza e, paradossalmente, per questo esclusi dal reddito di ultima istanza previsto lo scorso anno dai provvedimenti volti a contrastare la pandemia. A sollevare la questione è stato l’avvocato Alberto Vitale del Foro di Padova. Il legale, da molti anni cieco ventesimista, ha denunciato la discriminazione che si stava consumando. La vicenda fatta conoscere dal nostro giornale ha suscitato l’attenzione del ministero per le Disabilità e del dicastero della Giustizia. Più volte la ministra Marta Cartabia ha dimostrato sensibilità sul tema della «giustizia dal volto umano», vicina ai cittadini e per i cittadini. Il senatore Udc Antonio De Poli ha poi presentato, a propria volta, l’11 maggio scorso una interrogazione proprio alle ministre Cartabia e Stefani per chiedere di rivedere le norme che sono «causa di una discriminazione» ai danni dei professionisti esclusi dai benefici contenuti nei decreti “Cura Italia” e “Rilancio”. Nelle ultime ore, finalmente la svolta. Ad annunciarla è stata ieri la ministra per le Disabilità, Erika Stafani. «Con l’approvazione dell’articolo 37 del decreto Sostegni bis – ha commentato - si restituisce dignità a tutte le persone con disabilità, in particolare ai liberi professionisti non sufficientemente tutelati, che adesso possono finalmente richiedere il beneficio economico e affrontare con maggiore resilienza il drammatico impatto della pandemia, per un rilancio del sistema Paese». La ministra Stefani non ha nascosto la propria soddisfazione per il fatto che sia stata risolta «la problematica dei professionisti con disabilità ai quali era stato negato il reddito di ultima istanza. La norma approvata, ha aggiunto Stefani, «rimedia a una disparità di trattamento nei confronti dei liberi professionisti con disabilità, finora esclusi dalle misure di intervento e di sostegno al reddito di ultima istanza, concesso all’ampia platea dei liberi professionisti ordinistici». Le contraddizioni legate all’esclusione di una parte dei professionisti dal reddito di ultima istanza non hanno lasciato indifferenti, da quanto apprendiamo, anche i ministri del Lavoro e dell'Economia, Andrea Orlando e Daniele Franco, entrambi competenti per diverse ragioni sulla materia. Con il decreto “Cura Italia” venne istituito il fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei liberi professionisti. Condizioni per accedere: un reddito inferiore ai 50mila euro, una riduzione di almeno il 33%, cessazione o sospensione dell’attività professionale. Questa indennità era preclusa ai liberi professionisti che percepivano l’assegno ordinario d’invalidità erogato dalle Casse private. Situazione insostenibile non solo per l’avvocato Vitale, ma per tutti quei professionisti, un migliaio complessivamente in Italia, esclusi dall’erogazione aggiuntiva, indispensabile per chi non ha entrate fisse e deve fare i conti con il crollo dei fatturati degli ultimi quindici mesi. Il senatore De Poli parla di «ingiustizia sanata. Siamo soddisfatti – dice – che il governo, attraverso una norma inserita nel decreto Sostegni bis, abbia posto rimedio, così come avevo richiesto qualche settimana fa, alle disposizioni ingiuste e discriminatorie che negavano il reddito di ultima istanza ai soggetti titolari di assegno di invalidità. Finalmente è stata sanata una disparità di trattamento, visto che, come sappiamo, l’indennità era preclusa ai liberi professionisti che percepivano l’equivalente dell’assegno ordinario d’invalidità erogato dalle Casse private. Oggi, grazie all’intervento del Dl Sostegni bis, l’epilogo positivo e risolutivo». Il presidente del Coa di Padova, Leonardo Arnau, rileva che «con l'approvazione del decreto Sostegni bis è stata sanata una ferita ancora aperta nei confronti dei professionisti più fragili, dando attuazione concreta al principio di uguaglianza». Il Coa patavino ha preso sin dal primo momento a cuore la storia del proprio iscritto Alberto Vitale. «L’esclusione degli avvocati invalidi dal reddito di ultima istanza – conclude Arnau – rappresentava una vera e propria discriminazione. Non posso non esprimere gratitudine nei confronti del Parlamento, del Governo ed in particolare verso la ministra Stefani».