«Un conto è se Fratelli d’Italia ci sorpassa, un altro conto è se noi crolliamo». La voce è quella di un giovane deputato della Lega, per usare un eufemismo non troppo ottimista in vista delle Regionali di domenica in Lombardia. Cammina in Transatlantico mentre tra i corridoi di Montecitorio risuonano ancora gli insulti, dentro e fuori dall’Aula, tra Fratelli d’Italia e Pd sul caso Cospito. Che sembra tutt’altro che risolto, viste le mozioni che l’opposizione presenterà la prossima settimana per chiedere le dimissioni di Delmastro e quella di Fdi a sostegno del 41bis.

Passi il Lazio, è il ragionamento deputato, dove Fratelli d’Italia ha un forte radicamento territoriale mentre il Carroccio ha sempre faticato, ma la Lombardia, terra di Alberto da Giussano, di Umberto Bossi e Roberto Maroni, di Pontida e degli albori del celodurismo, no. Un crollo del partito in Lombardia sarebbe difficilmente digerito. Cioè Salvini rischierebbe la leadership? L’onorevole col fazzoletto verde al taschino non risponde, allarga le braccia e fa una smorfia di quelle che non lasciano adito a ulteriori specificazioni. Il problema è che dopo il risultato delle Politiche il sorpasso di Giorgia Meloni su Matteo Salvini in terra lombarda non è in discussione, semmai lo è il margine tra i due partiti. «Non possiamo accettare un risultato sotto al 15 per cento - continua l’esponente del Carroccio, peraltro vicino al segretario - ma se scendiamo sotto la doppia cifra allora sarebbe una debâcle».

Non basterebbe rieleggere Attilio Fontana, esponente leghista della prima ora, già sindaco di Varese e facente parte di quel Carroccio “di governo” che vede in Luca Zaia e Massimiliano Fedriga le sue punte di diamante e in Giancarlo Giorgetti l’attaccante di sfondamento nei palazzi di governo? No, non basterebbe, e Salvini lo sa bene, visto che Fratelli d’Italia già prevede di fagocitare i voti della Lega e di prendersi la presidenza del Consiglio Regionale, il Bilancio e la Sanità, dove Fontana non può far nulla visto che il primo assessore della giunta uscente, Giulio Gallera, fu costretto alle dimissioni per la ( non) gestione della pandemia e Letizia Moratti, che lo sostituì, ha voltato le spalle al presidente per tentare la corsa in solitaria. E così lo stesso Fontana si prepara a una vittoria di Pirro, che lo costringerò a governare venendo a patti ogni tre per due con le truppe meloniane al Pirellone. Il tutto con vista sulle Olimpiadi invernali di Milano- Cortina 2026, ottenute con tanta fatica e sulle quali c’è da lavorare spediti per evitare figuracce.

E così Salvini non può far altro che salvare il salvabile, cercando di raschiare il fondo del barile dell’elettorato leghista e vedere cosa ne esce. Per farlo, in queste ore sta mettendo i bastoni tra le ruote a Fratelli d’Italia praticamente su tutto. «L’idea mi sembrava fuori dal mondo, quando l’ho letta sono saltato dalla sedia - ha detto ieri in riferimento all’uscita del sottosegretario Fazzolari sulle armi a scuola, smentita dal diretto interessato - Se qualcuno vuole andare al poligono bene, è una bellissima e nobilissima pratica sportiva, ma visto che poi a scuola c’è chi a 13 anni porta la pistola a pallini da sparare alle prof e metterlo sui social, togliamo pistole vere e finte dalle scuole e lasciamo i libri».

Per poi tornare sul caso Donzelli- Delmastro, che evidentemente ha provocato non pochi nervosismi anche tra i leghisti. «Non do giudizi, conto che sia finita lì - ha sottolineato - Ciò che vogliamo cambiare della giustizia sono i tre arresti al giorno di innocenti e i tempi troppo lunghi della giustizia civile: non penso, su Donzelli e Delmastro, che debba andare avanti ancora molto la commissione di inchiesta, il gran giurì».

Infine, scivolando sulla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Sanremo, spiegando che «anche il capo dello Stato ha diritto di svagarsi». Come Meloni ha preso queste parole non è dato sapere, ma certo il basso profilo tenuto da Salvini nelle ultime settimane rischia di saltare proprio causa Festival. «Spero non venga a fare una tirata al Festival sull’Italia Paese razzista, perché gli italiani possono avere tanti difetti ma non sono razzisti - ha chiosato a proposito della pallavolista Paola Egonu, coconduttrice questa sera - È un popolo che accoglie, che allunga la mano a tutti, e mi auguro che gli italiani, che hanno già molti problemi, non si sentano colpevolizzati da chi usa la tv pubblica per fare la morale a qualcuno».

Intanto Meloni tace, pronta lunedì pomeriggio a contare i voti, a partire da quelli lombardi.