Nessuno nella Nato parla di un intervento diretto in Ucraina. Parola del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in un’intervista al Corriere della sera assicura che «siamo dalla parte dell’Ucraina fin dal primo momento. Ma – dice – non siamo in guerra con la Russia».

«Siamo schierati in aiuto di un Paese aggredito, in violazione di ogni regola internazionale, ed è un Paese alle porte dell’Europa. Ma il nostro obiettivo è ottenere la pace, non allargare la guerra. Per questo aiutiamo l’Ucraina a resistere, per questo non resteranno soli, per arrivare ad una fine delle ostilità senza che uno Stato abbia occupato l’altro. Ma non ha a che fare, lo scandisco, con un nostro intervento diretto», sottolinea il titolare della Farnesina.

«Nessuno in ambito Nato ha mai parlato di intervento diretto, sappiamo bene quali conseguenze potrebbe avere un conflitto che rischierebbe di sfociare in nucleare - aggiunge - Anche nella stessa Nato è stato deciso che l’Ucraina potrà entrare a farne parte solo dopo la fine del conflitto, perché se l’ingresso fosse immediato saremmo costretti ad intervenire a difesa di un Paese dell’alleanza attaccato». Le parole del presidente francese Emmanuel Macron? «Non capisco, non so se a incidere sia la campagna elettorale». «Magari vuole evidenziare le differenze con partiti filorussi come quello della Le Pen - aggiunge - Ma noi siamo su tutt’altra posizione». E questo significa che non è previsto «alcun intervento diretto dei nostri militari in quel conflitto».

«Siamo pronti ad ogni aiuto e non tentenniamo - rimarca - Speriamo che Paesi come Iran e Cina non rafforzino la Russia con armamenti ed aiuti, perché è un pericolo enorme per tutto il mondo che la guerra abbia esiti infausti». E nell’intervista Tajani ribadisce come diventi «sempre più urgente coordinare, rafforzare, unire l’Europa in una difesa comune».

Stessa cautela, con l’invito a restare uniti, da parte del ministro Guido Crosetto. L’Occidente «dovrebbe evitare dichiarazioni a effetto, come quella di mandare la Nato in Ucraina, cercando di fare più bella figura. Dovrebbe evitare dichiarazioni come quella fatta da Macron due giorni fa o quella del ministro degli Esteri polacco (ha detto che militari della Nato sono già presenti in Ucraina, ndr). O evitare di dividersi in incontri a due o tre quando in Europa siamo in 27. Ritengo che la contrapposizione con un monolite come quello russo, in cui c’è un uomo solo al comando, presupporrebbe da questa parte una strategia chiara, non contraddittoria, e magari costruita tutti insieme come coalizione», dice il ministro della difesa a Repubblica. 

«Continuare in un momento così difficile a suddividere le coalizioni che hanno aiutato l’Ucraina in tanti pezzetti mi pare poco pratico - sottolinea - Noi facciamo tante riunioni al mese al livello Ue e Nato, non riesco davvero a capire queste fughe in avanti». Quanto al rischio di un’escalation, Crosetto spiega: «Siamo tutti preoccupati e molti sono spaventati. Siamo solo 60 milioni e di questi 60 milioni quelli che sarebbero pronti a combattere sono pochissimi, diciamocelo. Proprio per questo il nostro interesse è quello di ristabilire un ordine mondiale in cui il diritto internazionale viene rispettato e nessuno debba temere di essere attaccato e invaso brutalmente. In ogni caso - avverte il ministro - posso assicurare che truppe italiane non andranno mai in Ucraina».