Negli ultimi mesi, insieme a centinaia tra parlamentari, amministratori locali e militanti, abbiamo lavorato alla costruzione di una comunità liberal-democratica, popolare e riformista che offrisse agli italiani un'alternativa solida, strutturale ai populisti di entrambi gli schieramenti.

Lo abbiamo fatto innanzitutto condividendo valori e principi relativi ad un'idea di società italiana: la necessità primaria di tornare a crescere, la meritocrazia accoppiata alla garanzia di pari opportunità, l'allargamento delle possibilità di scelta che le persone possono compiere, la tutela del mercato come strumento principale di allocazione delle risorse e di democrazia economica, l'assoluto ancoraggio ai valori atlantici e dell'integrazione europea.

E lo abbiamo fatto condividendo le policy in grado di realizzare questi valori. Una giustizia che garantisca il giusto processo, il diritto di difesa, la presunzione di non colpevolezza, la concezione del diritto penale come extrema ratio, come pilastri essenziali e irrinunciabili della nostra democrazia. Un sistema fiscale più leggero e più semplice, un welfare che presti a giovani, donne e disoccupati perlomeno la stessa attenzione che riserva ai pensionati; il ripristino integrale e l'allargamento dell'unico strumento di politica industriale che abbia funzionato negli ultimi decenni, cioè Industria 4.0; un progetto compiuto e coerente di riforma del funzionamento delle nostre istituzioni repubblicane.

Fino ad oggi abbiamo combattuto queste battaglie insieme in Parlamento, le abbiamo portate sui territori per discuterle e per aggregare consenso. Lo abbiamo fatto con passione, con convinzione, con quell'entusiasmo che stava nascendo dal basso e che stava creando i presupposti per la nascita di un progetto di lungo periodo.

Tutto questo non solo è stato bruscamente interrotto, ma ha anche subito un consistente danno di immagine dalle modalità traumatiche con cui lo strappo si è consumato. Noi intendiamo impegnarci, assieme ai tanti che hanno condiviso tutto questo finora, per far sì che il patrimonio politico che stavamo costruendo non vada sprecato.

Le battaglie che abbiamo elencato, e la costruzione di un'offerta politica liberal-democratica in grado di superare un bipolarismo che ha trasformato la politica italiana in un confronto tra curve ultrà, sono più importanti dei destini, dei caratteri e delle ambizioni di ciascuno di noi.

Oggi la situazione appare irrimediabile, ma noi non vogliamo arrenderci e non vogliamo tornare a dividere il campo del riformismo liberale, perché i contenuti condivisi sono una base solida dalla quale far ripartire il dialogo: i primi a chiedercelo sono i nostri elettori, che hanno creduto in noi ed oggi sono molto disorientati.