Si sono avvalse della facoltà di non rispondere davanti al gip di Roma le sette persone indagate e destinatarie di misura cautelare - cinque personali e due interdittive - nell'ambito dell'inchiesta su alcune commesse in Anas. Tra queste Tommaso Verdini, figlio dell'ex parlamentare Denis, anch'egli finito nel registro degli indagati in un procedimento in cui si ipotizzano i reati di corruzione, traffico di influenze illecite e turbativa d'asta.

Verdini junior ha inviato una comunicazione al giudice nella quale manifestava la sua volontà di avvalersi della facoltà di non rispondere. Per Fabio Pileri, socio di Tommaso Verdini nella Inver, ha parlato il suo difensore Alessandro De Federicis. «L'indagine è durata due anni e il giudice ha impiegato cinque mesi per scrivere l'ordinanza: la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata - ha spiegato ai giornalisti il penalista -. Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase dobbiamo prima verificare l'entità dell'accusa».

«Due annotazioni: in questa inchiesta - ha proseguito il legale - ci siamo dimenticati tutti della presunzione di innocenza e che i processi in Italia non si riescono più a fare a piede libero, perché dopo due anni di indagini avevamo dato la disponibilità, al deposito degli atti, a chiarire. Noi sappiamo di questa indagine da tempo, perché c'era stata una perquisizione nel luglio 2022. Tutto ciò non è avvenuto e oggi ci troviamo con le misure cautelari che privano la libertà a persone che potrebbero essere innocenti». «I fatti si chiariranno tra mesi e mesi nel processo e in questo tempo gli indagati dovranno subire una privazione della libertà sovradimensionata a nostro avviso», ha sottolineato De Federicis che ha concluso ribadendo la volontà di fare ricorso al tribunale del Riesame.