Secondo Marco Tarchi, ordinario di Scienza Politica a Firenze, sulla questione migranti «è difficile immaginare che Piantedosi possa agire senza il consenso di chi guida il governo».

Professor Tarchi, questa mattina il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, riferirà in Parlamento dopo giorni di scontro tra Italia e Francia sui migranti: pensa che l’Italia stia rischiando di rimanere isolata a livello europeo?

Non credo che la portata del diverbio vada troppo accentuata. Ad irritare Macron probabilmente sono stati i toni con cui Meloni, sui social, ha sbandierato il presunto successo nel dirottamento sulle coste francesi della Ocean Viking. Se ci fosse stata maggiore discrezione nel gestire la vicenda - che peraltro smentisce, come c’era da attendersi, i proclami del passato sul blocco navale anti- Ong e sulla chiusura all’immigrazione - i toni sarebbero rimasti bassi. In ogni caso, né Francia né Germania hanno convenienza nello spingere l’Italia a fare sistematicamente squadra con i paesi del gruppo di Visegrád.

In queste ore la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è a Bali per il G20, dove tra gli altri ha incontrato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e quello turco, Recep Erdogan: crede che l’Italia continuerà nella sua politica estera di sostegno a Kiev o il pensiero della Lega, più volte espresso in passato, potrebbe mettere in difficoltà la linea di politica estera del governo?

Non lo penso affatto. Meloni, che nella sua autobiografia spiega di aver avuto fin da bambina una ammirazione per gli Stati Uniti - un po’ una replica della fascinazione di Gianfranco Fini per i berretti verdi dei marines-, è un’atlantista convinta, a differenza di Salvini, e sa che questa posizione è un fattore cruciale per aumentare la sua legittimazione sul piano internazionale. Non si spingerà mai a mettere in discussione le scelte degli Usa e della Nato.

A proposito di Lega e Salvini: pensa che sulla crisi migratoria Meloni stia subendo l’iniziativa del ministro dell’Interno, su impulso del leader del Carroccio?

C’è chi lo pensa, ma è difficile immaginare che Piantedosi possa agire senza il consenso di chi guida il governo. Del resto, Meloni ci tiene ad accreditarsi un’immagine di responsabilità e gestione oculata delle situazioni, ma ha bisogno di chi rassicuri il grosso dei suoi elettori che non si limiterà a ripercorrere, su un tema delicato, come quello dei flussi migratori di massa, le linee di condotta dei predecessori a Palazzo Chigi. Che tutti - salvo in parte la parentesi salviniana al Viminale hanno finito per lasciar correre e rinunciare a provvedimenti seri per arginare il fenomeno, dando l’idea di considerarlo, al di là delle affermazioni di facciata, ineluttabile e ingestibile. Prospettiva a cui buona parte dell’opinione pubblica, non solo di destra, non è disposta a rassegnarsi.

Come illustrato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, la prossima sarà una manovra contenuta in cui alcune delle bandierine della campagna elettorale del centrodestra, come abolizione del reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero, saranno appena accennate. Crede che sulle questioni economiche ci possano essere degli attriti fra le tre forze di maggioranza, in particolare tra Forza Italia e le altre, visto che gli azzurri stanno cercando di smarcarsi su più questioni?

Che i “moderati” sarebbero stati la spina del fianco di un governo a trazione Fratelli d’Italia lo avevo previsto prima che la campagna elettorale si aprisse, e i fatti non fanno che confermare quella ipotesi. Non credo però che il terreno di scontro principale sarà quello economico, su cui aggiustamenti e compromessi si possono trovare. Le frizioni verteranno soprattutto sui temi “etici”: l’accoglienza degli immigrati, le questioni riguardanti vicende come quelle del decreto anti- rave party, le proposte su questioni come i matrimoni e le adozioni omosessuali o l’insegnamento scolastico della gender theory. Qui una parte di Forza Italia – ma non tutta, e i rischi di scissione covano – vuole accreditarsi come moderatamente progressista, per strizzare l’occhio a Calenda e Renzi in vista di possibili scenari futuri.