La misura del Superbonus, così com’è scritta, metterebbe a rischio il bilancio dello Stato. Per questo ora il governo è al lavoro per trovare una soluzione ed è pronta ad incontrare le associazioni per aggiustare il tiro. A dirlo, nel suo appuntamento social “Gli appunti di Giorgia”, è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Se lasciassimo il superbonus così com'è, ha evidenziato, «non avremmo i soldi per fare la legge finanziaria».

«Vogliamo spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad acquisire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. Abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito», ha sottolineato. Ora è necessario cercare soluzioni «per evitare che migliaia di aziende rischino il tracollo». Lo scopo è «difendere il bilancio pubblico», di fronte ad una misura che ha un costo totale di 105 miliardi di euro. Numeri utili per puntare il dito contro l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Mi ricordo che c'era qualcuno in campagna elettorale che diceva che gli italiani si sarebbero potuti ristrutturare casa gratis, mentre la misura è costata a ogni singolo italiano, anche un senzatetto o un bambino, circa 2000 euro. La misura non era affatto gratuita. Questi crediti hanno praticamente generato una sorta di moneta parallela e quella moneta parallela rischia di impattare sui bilanci pubblici in modo devastante».

«Quei bilanci pubblici - ha evidenziato - sono il bilancio dello Stato, ma sono anche bilanci degli enti locali e quando crolla il bilancio pubblico purtroppo questo impatta su tutti, anche sulle aziende che devono prendere quei crediti, anche su chi ha fatto il superbonus. Noi dobbiamo difendere il bilancio pubblico perché altrimenti i risultati saranno traumatici per tutti», ha avvisato.

A ciò si aggiunge il capitolo truffe, che sono state «moltissime», ha spiegato la premier, ovvero circa 9 miliardi. «E la bolla si è gonfiata così tanto che chi aveva questo crediti non li poteva più compensare e non riusciva a cederli perchè anche i cassetti fiscali delle banche si sono chiusi. Quindi abbiamo migliaia di aziende che rischiano il tracollo e noi dobbiamo rimediare, è quello che stiamo tentanto di fare». Insomma, «aziende e lavoratori sono stati messi in una condizione tragica da qualcuno che evidentemente non era abbastanza serio nello scrivere questa misura, quindi siamo intervenuti e continuiamo a intervenire, convocheremo tutte le associazioni di categoria, le aziende coinvolte, per capire che cosa altro possiamo fare per aiutarle, per dare loro una mano, per salvare queste aziende e per salvare questi lavoratori e per rimettere questa misura in un binario sensato».

Il Pnrr

Meloni ha parlato anche del Pnrr, sottolineando come ci sono più di 220 miliardi, anche se in buona parte a debito, ma ne sono stati spesi ad oggi meno di 20. «Inizialmente per il 2022 era stata prevista una spesa di 43 miliardi a fine anno, poi sono diventati 34, e poi 21. Ci lamentiamo che non ci sono abbastanza soldi ma quando li abbiamo non li spendiamo». Peggio ancora va per i Fondi di coesione: «L'Italia di 126 miliardi che aveva a disposizione ne ha spesi circa 43, molto meno della metà - ha ricordato. Oggi si apre la nuova programmazione, ci sono altre decine di miliardi da spendere, il punto è se sappiamo spenderle.

Le bollette

La premier ha poi affrontato il tema del caro bollette, cavallo di battaglia della campagna elettorale che l’ha portata alla vittoria. «Come avete visto l'agenzia per l'energia italiana ha detto che le bollette sul mercato tutelato avranno una diminuzione del 34,2%, questo è soprattutto grazie alla battaglia sul tetto europeo al prezzo del gas che abbiamo vinto, una battaglia cominciata dal precedente governo e che abbiamo portato avanti», ha sottolineato Meloni. «Rispetto alle coperture per le bollette nelle prossime settimane si potrebbero liberare un po' di risorse e destinarle ad altro».