Il provvedimento sul Superbonus «per come è stato impostato dal governo Conte, stava rischiando di mettere in serio pericolo i conti del Paese. Per metterli al sicuro e rimediare agli errori dell'ex premier 5 Stelle, che ha fatto la frittata e ora sta provando a rigirarla in modo spudorato, era quindi più che mai necessario un intervento urgente». Lo ha dichiarato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, in un'intervista a "La Stampa". La scelta del governo di rivedere il Superbonus è stata definita da Zangrillo «un atto di responsabilità».

«Siamo stati costretti a farlo: non c'erano altre scelte e siamo quindi intervenuti subito. In modo altrettanto responsabile, il governo ora aprirà un confronto per migliorare l'intervento».

«Non ci nascondiamo nell'affermare che Forza Italia era favorevole al Superbonus - aggiunge il ministro, esponente di Fi - Ricordo però che già Draghi, nel luglio scorso, aveva sollevato forti dubbi sugli effetti scellerati della cessione dei crediti di impresa così come pensata dal governo grillino. Draghi ha tentato di porvi rimedio, ma non ne ha avuto il tempo e ci abbiamo dovuto pensare noi, nell'esclusivo interesse del Paese. Lo stesso interesse che ora perseguiamo, convinti che ci siano gli spazi per dare a imprese e famiglie le risposte che attendono».

La cancellazione dei crediti fiscali per il superbonus, e per i bonus in generale, decisa dall'esecutivo, così come il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti incagliati, ha creato una diffusa agitazione nel mondo politico e imprenditoriale. Le opposizioni paventano un collasso economico generale, temendo violente ripercussioni su imprese e lavoratori, ma anche la maggioranza non è rimasta immune da perplessità sulle decisioni del governo.

A trovare un punto di equilibrio ci prova il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, che intervenendo ad Agorà parla apertamente di cartolarizzazione dei crediti. Riguardo al superbonus, «Potrebbero essere dei fondi, che non gravano sul bilancio dello Stato, che possono dare una minima rendita a coloro i quali li acquistano e che vanno nella stessa direzione dei btp». L'esponente del partito di Meloni ha poi sottolineato come «non sia stato bloccato il Superbonus, ma la cessione del credito agli enti locali che si stavano sostituendo al sistema bancario». Una bomba ad orologeria su cui avrebbe dovuto intervenire già sette mesi fa il governo, all'epoca guidato da Mario Draghi, ostaggio di «veti politici». «Tutti possiamo dire che il provvedimento può essere migliorato - chiosa Foti - Non possiamo mettere a rischio i conti pubblici. Certo che siamo pronti a modifiche».

Intanto per lunedì alle 16.30 a Palazzo Chigi è previsto l'incontro tra il governo e i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace, per avviare un confronto sulle norme che bloccano la cessione dei crediti dei bonus edilizia, tra cui appunto il superbonus. Neanche un'ora dopo, alle 17.15, sarà la volta del colloquio tra esecutivo e le categorie interessate: Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza cooperative italiane, Cna e Confartigianato. Al tavolo dovrebbero sedersi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, quello dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, il viceministro all'Economia Maurizio Leo, oltre al direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.

A commentare la situazione è anche Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, intervistato dal Corriere della Sera. «Siamo sempre aperti alla discussione. Ma la cosa più urgente è far sgonfiare questa “bolla" – ha sottolineato -. Ora è urgente fare ordine poi si vedrà se procedere con nuove misure. Credo che i cittadini si rendano conto che la politica del “tutto gratis per tutti paga lo Stato” dei Cinque Stelle alla fine la pagano soprattutto i più deboli».

«Tutti sapevano che questa situazione era insostenibile - ha aggiunto - Lo stesso Draghi. Era una misura costosissima che alla fine ha riguardato una minima parte di immobili, anche seconde case e villette. Non discuto che sulla filiera dell’edilizia sia stato utile. Ma per come è stato generato e per gli effetti prodotti ora temo di più la paralisi dei conti pubblici. Forse ci siamo dimenticati che abbiamo appena varato una finanziaria di guerra da 30 miliardi. Vogliamo continuare a mettere miliardi su superbonus e toglierli alle bollette, alla sanità, al cuneo fiscale?».

Ma il M5S attacca:  «Nel solo Trentino Alto Adige a gennaio 2023 il numero delle asseverazioni ammontava a 6.831 unità, per un totale di investimenti ammessi a detrazione pari a 1.433.595.769,64 euro e un totale di investimenti per lavori conclusi e ammessi a detrazione di 1.236.408.633,04 euro. Denaro reale, immesso nell'economia reale, garantendo lavoro e benefici a famiglie, imprese, lavoratori e alla collettività, grazie a interventi capaci di ridurre le emissioni di gas inquinanti e al contempo di ridurre le bollette grazie alla creazione di alloggi più efficienti in senso energetico. Tutto questo viene buttato a mare di punto in bianco, quando sarebbe invece stato opportuno continuare a sostenere la misura, magari in maniera più morbida, garantendo un “atterraggio” meno traumatico a imprese e famiglie», ha sottolineato Alex Marini, coordinatore del Movimento 5 Stelle in Trentino Alto Adige. «Non è inoltre per niente vero che di soluzioni non ce ne fossero - ha aggiunto -. Si sarebbe ad esempio potuto regionalizzare lo scambio dei crediti, così da responsabilizzare enti locali anche nei controllo, oppure scegliere di mantenere la misura almeno per gli interventi sui condomini, con particolare attenzione per quelli con appartamenti per i meno abbienti, o ancora combinare gli incentivi con la costituzione di comunità energetiche. Tutte cose fattibili avendo l'intelligenza, la fantasia e il senso di responsabilità necessari. Tutte caratteristiche delle quali chi ci governa sfortunatamente manca del tutto».