I quarantenni in politica evocano spesso una svolta. La più celebre “rivoluzione” dei quarantenni fu il Midas con l’ascesa di Bettino Craxi al capezzale del Psi agonizzante. Cambiano epoche e personaggi. Ma Silvio Berlusconi, zitto zitto, nonostante le cronache spesso diano la sua Forza Italia per finita o scossa da beghe interne, è il leader che ha piazzato in posti chiave in questa legislatura forse il numero più significativo proprio di quarantenni.

Accanto ai colonnelli sessanta-cinquantenni, da Antonio Tajani a Maurizio Gasparri a Giorgio Mulè, sono i quarantenni i protagonisti delle foto e video postati su Instagram per il pranzo di Natale a Arcore della squadra azzurra di governo. Nel caso del Cav, a 86 anni, ogni volta è una piccola ridiscesa in campo. Dopo esser riuscito nell’ impresa non facile di mantenere FI a più dell’ 8 per cento, di fatto pareggiando la Lega che lo aveva sorpassato nel 2018, dopo aver subito alcuni rovesci come quello sulla formazione del governo di Giorgia Meloni, che respinse l’ingresso della sua fedelissima Licia Ronzulli, la nuova mini- discesa in campo di Berlusconi è quella di fissare e far valere i paletti identitari.

Sovrastato da FdI che ha doppiato Fi e Lega al Nord, la mission del Cav è quella di perimetrarsi attorno al brand di origine di cui intende mantenere intatto il possesso: il centro. Ovvero quella categoria politica cui di fatto aspirano anche gli stessi alleati di FdI per fare quel salto da “destra democratica” a partito più liberale e trasversale che stabilisca quella egemonia che non può esser data solo dal numero dei voti, i quali a volte non si contano ma si pesano.

Tallonato, contemporaneamente sul fianco del centrosinistra, dal “terzo polo” di Carlo Calenda e Matteo Renzi, Berlusconi non ci sta a un epilogo che, secondo la vulgata, vedrebbe FI inesorabilmente sul viale del tramonto dell’irrilevanza. Quarantenni e paletti identitari, pur restando come assicura Berlusconi «massima lealtà al governo» di quel «centrodestra che ho fondato». E che però ora è trainato da quella che chiama «destra democratica», perché il centro resta lui. Quarantenni, quindi, in campo, a cominciare dai due capigruppo di Senato e Camera, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo.

C’è poi una serie di sottosegretari i cui nomi sono relativamente nuovi, messi in postazioni chiave come la ex capogruppo alla commissione Difesa di Montecitorio Maria Tripodi e Matilde Siracusano, rispettivamente agli Esteri, con Tajani, e ai Rapporti con il Parlamento. Matteo Perego Di Cremnago, imprenditore lombardo, uno dei nuovi volti del post del pranzo di Natale di Arcore, è sottosegretario alla Difesa. E Paolo Emilio Russo, giornalista e capo ufficio stampa di Arcore è nuovo deputato di FI. Ha 45 ani come il deputato Alessandro Battilocchio che a Roma è coordinatore provinciale azzurro. Ed è il primo firmatario della proposta di legge per istituire la commissione parlamentare di inchiesta, ripresentata da FI, su Tantegontopoli. Battilocchio che nel ’ 92 non era ancora ventenne, è stato nel 2004 il più giovane eurodeputato eletto con il “Nuovo Psi” di Gianni De Michelis, alleato di Berlusconi.

La riforma della giustizia in senso garantista e liberale è sempre stata una stella polare azzurra e resta uno di quei ferrei paletti sui quali il Cav non intende cedere lo scettro a FdI, ancora attraversata in alcune aree da pulsioni giustizialiste, pur condividendo naturalmente il programma tracciato dal ministro Carlo Nordio.

C’è l’astro fisso dell’europeismo, rimarcato dall’appartenenza al Ppe, il cui presidente Mafred Weber andò a Arcore per la campagna elettorale. Ma c’è anche un’altra bandiera come la riduzione della pressione fiscale, che però deve fare i conti con le ristrettezze della manovra di Bilancio, seppur dentro FI pensino che bisognava dare un impulso maggiore a quanto possa determinare la crescita dando più risposte al ceto medio. Intanto, sulla manovra Berlusconi rilancia la battaglia identitaria per l’aumento delle pensioni minime e la decontribuzione per i giovani assunti.

Anche sul contrasto dell’immigrazione clandestina, Tajani recentemente ha ricordato che quello di FI, pur condividendo la stessa linea ferma degli alleati, è «un approccio umanitario che mette in particolare rilievo l’accoglimento dei profughi». Sfumature si dirà, così come non è stato uno strappo il non voto di Ronzulli sul decreto rave in disaccordo con la norma, contenuta nello stesso provvedimento, sui medici non vaccinati. Non è stato uno strappo. Ma di sicuro a Berlusconi il forte distinguo della fedelissima non è affatto dispiaciuto. Fa parte della sua nuova missione di rimettersi al centro. Sullo sfondo il prossimo non facile appuntamento elettorale nella sua Lombardia, dove l’ex azzurra Letizia Moratti scende in campo con Renzi e Calenda. Il Cav contrattacca sulle «contraddizioni» di Renzi: parla come noi, venga con noi.