È finito come da previsioni, e cioè con la vittoria del presidente della Campania Vincenzo De Luca, il primo round della sfida tra lo stesso governatore e, potremmo dire, il resto del mondo. Sì perché lo “sceriffo di Salerno”, a fronte del sostegno pressoché unanime della sua maggioranza (34 favorevoli, 16 contrari, un astenuto), ha contro il M5S, tutto il centrodestra e anche il suo stesso partito, o per meglio dire i vertici dello stesso.

Subito dopo il voto, infatti, dal Nazareno è arrivata la nota del responsabile Organizzazione della segreteria di Elly Schlein, Igor Taruffi. «Prendiamo atto del voto del Consiglio regionale della Campania che di fatto apre alla possibilità di un terzo mandato per l’attuale presidente della Regione - ha commentato Taruffi - deve però essere chiaro che il voto espresso oggi non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche: al di là del voto di oggi quindi Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali».

Una posizione ribadita più volte dalla stessa Schlein e che tuttavia ha sempre incontrato la pronta risposta di De Luca, il quale è intenzionato a correre anche in solitaria. Un’ipotesi, quest’ultima, che il Pd vuole evitare a tutti i costi onde evitare di consegnare la Regione al centrodestra alle prossime elezione, previste per il 2025.

Ma dopo il voto è De Luca a essere in una posizione di forza, tale per cui tra il presidente campano e il Nazareno si potrebbe arrivare a un punto d’accordo che faccia tutti contenti: ovvero candidare non De Luca in persona ma una figura a lui vicina, magari scelta dallo stesso governatore ma che possa andar bene anche ai “piani alti” del partito. In ogni caso una bella gatta da pelare per la segretaria, tra l’altro a ridosso di altre due tornate elettorali fondamentali visto che tra dieci giorni si vota in Emilia-Romagna e Umbria.

Sull’altro fronte, quello del centrodestra, la reazione è durissima. «Penso che giuridicamente non abbia un fondamento valido e credo che il governo impugnerà la norma», ha detto il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli (FdI) interpellato in Transatlantico dopo il via libera alla legge. Cirielli è, tra l’altro, uno dei nomi che circolano per una candidatura del centrodestra in Campania, oltre a quello del forzista Fulvio Martusciello. Il quale non ha mai nascosto la volontà di candidarsi, anzi. «Quanto accaduto in Consiglio non cambia di una virgola la nostra strategia, De Luca può votare per il terzo, il quarto, il quinto mandato: tanto vinciamo noi» - ha detto ieri commentando il voto - Non conosco sconfitte: ho vinto sempre, sia come consigliere regionale sia come parlamentare europeo. E vincerò anche nel 2025».

E proprio da Fi è arrivata una severa critica al testo approvato in Consiglio regionale. «Siamo esterrefatti per l'ostinazione con cui De Luca porta avanti una causa persa - hanno dichiarato i capigruppo azzurri al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Paolo Barelli - Approvare normative, nel tentativo illusorio di regalarsi un terzo mandato alla guida della Campania, andando in palese contrasto con le norme vigenti: siamo certi che il governo impugnerà questo testo e che decisioni molto chiare saranno assunte dalla Corte Costituzionale».

Da più parti arriva insomma la richiesta a palazzo Chigi affinché sia lo stesso governo a mettere i bastoni tra le ruote al terzo mandato di De Luca, ma per ora è arrivato soltanto un laconico «vedremo», pronunciato ieri a proposito del tema dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

Silenzio invece dalla Lega nazionale, almeno al momento in cui scriviamo, forse anche a causa della posizione di Luca Zaia, presidente del Veneto intenzionato, come De Luca, a correre per un terzo mandato. «Penso che si possa fare un ragionamento condiviso, senza ansie e particolari arrabbiature - è la linea di Zaia - La volontà è quella di rispondere ai cittadini: I veneti vogliono poter decidere e la Campania sta facendo un procedimento di legge che noi abbiamo già fatto qualche anno fa, ma la grande discussione oggi è sull’opportunità o meno. Ci sono i fondamentalisti del “no”, io spero che rimangano tali. Saremo lì a controllarli».