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La maggioranza si spacca sul primo voto in aula al Senato ma, nonostante il venir meno dei voti di Forza Italia, Ignazio La Russa viene eletto presidente al primo colpo grazie ai voti di almeno 17 senatori, secondo i calcoli di Youtrend, fuori dal centrodestra. Insomma, se la maggioranza si divide alla prima prova d’aula ma altrettanto fa l’opposizione. Dunque chi nella minoranza ha votato per La Russa? Il Pd si chiama fuori. «Noi non siamo stati», assicurano fonti parlamentari all’Adnkronos. Piuttosto si punta il dito contro i 5 Stelle: diversi senatori pentastellati, si fa notare, sarebbero restati nella cabina per il voto più del necessario, più della semplice consegna di una scheda bianca. Ma i principale indiziato, sempre secondo i dem, sarebbe il Terzo Polo. Matteo Renzi respinge le accuse: «Noi abbiamo votato scheda bianca, non siamo stati noi. Quando faccio una cosa la rivendico è chiaro che si sta giocando un regolamento di conti nel centrodestra», ha aggiunto il leader Iv che stamattina ha trascorso molto tempo tra i banchi dei senatori Pd. Un dirigente di primo piano dem la spiega così all’Adnkronos la lettura del Pd. «Hanno votato per La Russa i 9 senatori del Terzo Polo, poi altri voti sono arrivati dal Misto, magari ci sono anche gli unici 2 voti di Fi e poi avrebbero votato anche alcuni senatori M5S». Motivazioni diverse dietro alle mosse di Terzo Polo e 5 Stelle. «Sul Terzo Polo la spiegazione è semplice: un do ut des sulle vicepresidenze delle Camere». Azione/Iv stanno alzando i toni - ieri lo ha fatto per primo Matteo Renzi - denunciando che Pd e M5S vorrebbero tenerli fuori dalle cariche istituzionali. Insomma, prendersi le 4 vicepresidenze (2 alla Camera e 2 al Senato) lasciando fuori i centristi. Dunque, il soccorso oggi alla maggioranza andrebbe letto in questa chiave, si argomenta tra i dem. Per avere poi un soccorso quando sarà il momento di votare i vicepresidenti. Il voto ci sarà probabilmente mercoledì prossimo. Per quanto riguarda invece i 5 Stelle, secondo i dem, ci sarebbero delle frizione tra i contiani su equilibri e organizzazione interna. E il voto sarebbe da leggersi come un segnale per Giuseppe Conte. «Noi? No, noi siamo stati assolutamente compatti - spiega la stessa fonte di primo piano all’Adnkronos - anche perché rispetto alla passata legislatura, ora nel gruppo al Senato c’è più omogeneità».