«La Regione Lombardia non è la Calabria, è una Regione che ha grandi potenzialità, ha un sacco di gente che si dà da fare, ha tante persone nel territorio impegnate in progetti sociali e culturali». A parlare così in campagna elettorale non è quel Mario Borghezio che nel 2012, dopo una nevicata epocale a Roma, disse: «La caduta della neve non è un fatto così epocale. Da Roma in giù manca la volontà e la voglia di lavorare».

No, il vecchio riflesso leghista anti terùn per una volta non c’entra niente. Perché a scivolare sul cliché del calabrese scansafatiche è nientepopodimeno che Pierfrancesco Majorino, candidato dem (della sinistra dem) alla presidenza della Regione. Una caduta di stile dovuta, si spera, alla stanchezza della campagna elettorale arrivata ormai agli sgoccioli. Un autogol clamoroso, a pochi giorni dal voto, visto che la Lombardia potrebbe definirsi la seconda regione calabrese d’Italia per numero di residenti. Un brutto segnale, in epoca di autonomie differenziate vissute al Sud come un tentativo di cristallizzare per legge la divisione del Paese.

«Volevo chiedere scusa per una espressione un po’ infelice», prova a recuperare dopo il patatrac Majorino. «Questa mattina, in una trasmissione televisiva nella quale parlavamo delle difficoltà della Regione Lombardia, ho detto che la Lombardia non è come la Calabria ed è sembrato che mi riferissi ai cittadini calabresi, alla loro voglia di fare, ai loro talenti», si sforza di spiegare il candidato del Pd e del M5S. «Assolutamente amici calabresi scusate, non intendevo offendere la vostra creatività e forza, e anzi credo che Lombardia e Calabria debbano collaborare di più per buone politiche di sviluppo e culturali, per la sanità per tutti. Ho sbagliato e chiedo scusa», chiosa Majorino, quando ormai però le uova sono tutte rotte nel paniere. E a replicare ci pensa il governatore calabrese Roberto Occhiuto, che su Facebook scrive: «Stavo lavorando e mi sono fermato perché mi hanno portato questo video». E dopo aver lanciato il filmato, Occhiuto commenta senza mezzi termini: «Ma questo è proprio scemo». Poi la battuta finale: «Majorino, come dicono i miei amici lombardi, lascia stare la politica, va a lavura'».