Onorevole Rosato, a Roma è sceso in campo Gualtieri dopo che il Movimento ha fatto muro su Zingaretti, ma voi continuate a sostenere Calenda. Che aria tira?

Scommettiamo che le scelte che sta facendo il Pd lo porteranno fuori dal ballottaggio? C’è una candidatura credibile, quella di Carlo Calenda, ma hanno voluto scegliere una subordinata. Un grave errore, eppure alle Europee il Pd aveva ceduto metà del suo simbolo a Calenda, riconoscendone il valore.

Non crede sia offensivo parlare di un ex ministro dell’Economia, peraltro in un governo dove eravate anche voi, come di una subordinata?

Nulla di personale contro Gualtieri. La subordinata è costituita dalle primarie che hanno organizzato. È lo stesso Pd che non riconosce a Gualtieri neanche la leadership per un’investitura diretta. Gualtieri è stato un ottimo europarlamentare e ha fatto tante altre cose. Ma è evidente che anche il Pd non lo considera la prima scelta, dopo settimane di tentativi di convincere Zingaretti.

Eppure Francesco Boccia dice che il tentativo non c’è mai stato.

Sono tutti problemi interni al Pd in cui non mi cimento. Quello che penso è che Calenda ha le competenze politiche e amministrative per governare bene la capitale d’Italia dopo anni di disastri.

Pensa che il Pd arriverà davvero a sostenere Raggi nel caso in cui sia lei e non Gualtieri ad andare al ballottaggio?

Il Pd in questi mesi si è dimostrato subordinato al Movimento, che pure risulta confuso e ammaccato. Invece di provare a prendersi i loro voti, il Pd ha deciso di ridargli fiato e ruolo. È francamente incomprensibile.

Letta, che fu segretario anche quando lei era nel Pd, sembrava aver dato una sterzata, eppure continua a volere l’alleanza con il M5S. Perché?

Mi sembra che siano domande legittime ma inutili. La sostanza è che la linea politica del Pd non è cambiata da Zingaretti a Letta. Forse i toni, ma non la sostanza. Quell’alleanza strategica che io considero un abbraccio mortale del riformismo non è mai uscita dall’agenda del Pd.

Tra il serio e il faceto Calenda ha detto che accetterebbe anche il sostegno del centrodestra, che è stato incalzato ieri da Marcello Pera nel considerare l’ipotesi. Tutta fantapolitica?

Certamente non è fantapolitica il fatto che a oggi l’unico che veramente voglia fare il sindaco di Roma è proprio Calenda. Sono certo che potrà raccogliere voti degli elettori romani, più che dei partiti romani. Grazie a un programma pragmatico e in discontinuità con l’apatia, la disattenzione e l’incompetenza che la Raggi ha dedicato a Roma.

Sareste imbarazzati nel sostenere un candidato che accetta il sostegno del centrodestra?

Nessun imbarazzo, anzi. Per noi il confronto con le forze moderate e riformiste che si vogliono occupare di Roma è un confronto utile, che sollecitiamo e che auspichiamo.

E se il sostegno arrivasse anche dalle forze sovraniste?

Agli elettori non si chiede la tessera di partito, si chiede il voto e il sostegno. Certo non faremo accordi con partiti populisti, tanto più della destra romana. Ma cercheremo di portargli via i voti, spiegando che questa è un’occasione storica per la città, da non perdere.

Perché il centrodestra non ha ancora trovato il nome giusto per Roma?

Il centrodestra tradizionale, così come lo conosciamo, non ha trovato un candidato a Torino, a Milano, a Bologna, a Napoli. Non è un tema di Roma. Il problema è cercare un equilibrio politico nazionale, non occuparsi con la persona giusta della vita della città. È un approccio molto diverso.

Quale risultato si aspetta Italia viva dalle Amministrative?

A Bologna sosteniamo Isabella Conti, donna di esperienza e di competenza che sarà la più bella sorpresa di queste Amministrative. Rompe gli schemi dei partiti e si occupa in concreto della vita dei cittadini.

Il Movimento ha detto che non la sosterrà al ballottaggio, cosa che farà se invece al secondo turno dovesse andare il dem Matteo Lepore. Commenti?

Intanto vedremo cosa vale il Movimento 5 Stelle a Bologna, dopodiché credo che la Conti ce la farà al primo turno.

E nelle altre città?

A Milano il sostegno a Beppe Sala è forte e chiaro, perché ha ben governato. A Torino stiamo lavorando con Azione, + Europa e le liste civiche per trovare una soluzione comune. Anche lì la sfida vera è ridare fiducia ai torinesi dopo i disastri della Appendino che ha rinunciato a grandi occasioni per Torino, a cominciare dalle Olimpiadi. A Napoli Gennaro Migliore ha già dato la sua disponibilità a correre per le primarie, considerato che il Pd le vuole dappertutto. Bene, si facciano anche lì, nel perimetro della maggioranza che ha vinto le elezioni con De Luca.

Non è proprio così, Pd e M5S sono vicini all’alleanza sotto il nome dell’ex ministro dell’Università, Gaetano Manfredi.

Se fosse candidato Manfredi sarebbe una resa dei Cinque Stelle e a quel punto ragioneremo insieme sul da farsi. La nostra candidatura comunque è autorevole e capace di governare la città.

In vista delle prossime riaperture crede occorra ancora prudenza?

Intanto diciamo una cosa: Draghi, Figliuolo e Curcio stanno facendo un grandissimo lavoro, in discontinuità totale con il governo Conte e i suoi uomini.

Quindi anche con voi.

Non credo che Conte ci abbia mai considerato uomini della sua squadra, ma accetto il giusto richiamo. Resici conto del contesto, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, nell’interesse del Paese. Facendo finire quell’esperienze e facendo nascere il governo Draghi.

Torniamo sulle riaperture.

Sulle riaperture ci vuole equilibrio e prudenza. Per quanto ci riguarda questo si può fare anche con lo spostamento del coprifuoco, la riapertura dei centri commerciali, la riapertura del gioco legale, delle palestre, delle piscine e dei ristoranti al chiuso. Tutte cose che possono essere organizzate con il rispetto delle norme che il Cts ha sancito.

Riuscirà il Parlamento, nel quale il M5S è il gruppo più ampio, ad approvare la riforma della Giustizia proposta dalla ministra Cartabia?

Il Movimento è in minoranza con il suo giustizialismo in Parlamento, se il Pd non fa scherzi. Mi auguro quindi che si facciano passi avanti importanti su questo terreno in profonda discontinuità dal lavoro di Bonafede, passi che non rispondono a una nostra esigenza politica ma a quella di giustizia di questo Paese.