L’economista Giulio Sapelli è scettico sui nuovi provvedimenti del governo contro i rincari dell’energia, spiega che «i provvedimenti del governo serviranno a tamponare, non a guarire» e che «bisogna finirla con questa transizione energetica non orientata dalla tecnologia ma dalle ideologie e dal populismo». Sul futuro del nostro fabbisogno energetico è chiaro: «La via giusta è costruire centrali a gas e usare cum grano salis sole e vento in proporzioni sostenibili dal punto di vista economico e di utilità per le persone».

Professor Sapelli, ieri il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto che il provvedimento contro il caro bollette arriverà la prossima settimana. Cosa dovrebbe esserci dentro secondo lei per fronteggiare il problema?

La prima via è molto semplice ed è quella che il governo percorrerà. È la via che io chiamo “Argentina”, per ovvi motivi, cioè quella che si basa sui sussidi e che finirà per portare al default. Questo perché aumenterà il debito pubblico e non favorirà la crescita ma soltanto la sopravvivenza e l’assistenzialismo. I nostri governanti prenderanno questa via perché non vogliono e non sanno fare altro.

Quale sarebbe la seconda strada?

Quella culturale. Cioè bisognerebbe cambiare approccio e tornare ai vecchi contratti di fornitura dell’energia, ovvero contratti take or pay che consentono di stabilizzare i prezzi, come vuol fare la Russia con il Nord Stream 2. Proprio per questo i tedeschi non lo stanno permettendo, su pressione americana. Il funzionamento è semplice: si fissa un prezzo per venti e trenta anni e si cerca di trovare una quadra tra compratore e venditore.

Perché ci troviamo nella situazione attuale?

Dopo le liberalizzazioni degli anni ’ 80 sono in vigore prezzi spot non basati sul lungo periodo ma legati alla volatilità finanziaria dei futures. I prezzi di questi contratti salgono perché avendo di fatto incoraggiato per circa dieci anni la non ricerca di fonti fossili come gas e petrolio il mercato sconta il fatto che esse non saranno sufficienti per garantire la sopravvivenza energetica. Che è necessaria, molto semplicemente, a fare operazioni chirurgiche e accendere la luce.

Ma così facendo il prezzo del gas e del petrolio è di nuovo salito alle stelle. Di chi è la colpa?

La cosa terribile e vergognosa è che hanno fissato il prezzo dell’energia elettrica attraverso il prezzo del gas concordato con queste famose “authorities” che non hanno fatto altro che danni. Il signor Draghi queste cose non le sa, e se le sa non vuole mettersi contro questa classe sociale che solo in Europa è composta da alcune decine di migliaia di persone molto influenti e molto ricche.

Dunque i provvedimenti del governo, oltre a quelli già presi, non sbloccheranno la situazione?

I provvedimenti del governo serviranno solo a tamponare, non a guarire. I fattori da tenere in considerazioni sono tanti, ad esempio occorre sottolineare che il prezzo del gas aumenterà ancora di più, perché il sito di Groningen in Olanda, che è uno dei più grandi del mondo, è stato chiuso dal momento che causava scosse sismiche pericolose per le dighe olandesi. E così i Paesi bassi hanno ricominciato a utilizzare le centrali a carbone, come fanno già i tedeschi e da ancora più tempo i polacchi.

Cosa che però non va molto d’accordo con la transizione energetica.

Bisogna finirla con questa transizione energetica non orientata dalla tecnologia ma dalle ideologie e dal populismo. Draghi non ha nessuna competenza su questo e neanche i suoi ministri. Chi ha qualche sussulto è il ministro Cingolani, che però quando ha insistito su una questione del genere è stato massacrato.

C’è poi un’altra via, che è quella francese portata avanti dal presidente Emmanuel Macron, che prevede la costruzione di nuove centrali nucleari. È quella giusta?

Non è quella giusta, perché anche la Francia tampona ma non guarisce. La via giusta, in un mondo ideale, sarebbe stata quella di un maggiore collegamento tra l’elettricità franco- italiana e quella franco- spagnola. Ma non è stato possibile e ora quella giusta è costruire centrali a gas. E usare cum grano salis sole e vento in proporzioni sostenibili dal punto di vista economico e di utilità per le persone.

Un altro problema è l’inflazione, che negli Stati Uniti è arrivata al 7,5 per cento e anche in Europa sta aumentando. Come se ne esce?

L’inflazione americana e quella europea sono cose diverse. La prima è “plastica”, cioè derivata dall’aumento dei salari. In Europa invece l’aumento dei salari non c’è e l’inflazione è determinata dalla transizione energetica fatta male e dai blocchi dei rifornimenti generati dalla pandemia. Per combatterla occorre cambiare la politica energetica e puntare sulle infrastrutture, ad esempio facendo sì che le merci che arrivano da Suez si fermino a Taranto o a Gioia Tauro e non arrivino a Rotterdam, altrimenti tutte le tasse finiscono nei Paesi bassi e a noi rimangono solo le briciole.