In questa ricca stagione di riforme processuali, non poteva mancare quella relativa al processo tributario. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato martedì scorso un disegno di legge recante disposizioni in materia di giustizia e di processo tributari, che costituisce uno dei tanti impegni presi dal nostro governo per ottenere dall’Ue i fondi destinati al Pnrr, considerato l’impatto che la riforma può avere sulla fiducia degli operatori economici, compresi gli investitori esteri.

I punti salienti di questo provvedimento normativo, che sarà sottoposto nei prossimi mesi all’esame del Parlamento, sono i seguenti:

  • la professionalizzazione dei magistrati tributari;
  • il rafforzamento dell’organo di autogoverno della giustizia tributaria;
  • il potenziamento della struttura amministrativa a supporto della giustizia tributaria;
  • l’accettazione della prova testimoniale, al pari di quanto previsto nei giudizi civili e amministrativi;
  • l’introduzione della conciliazione per le controversie di importo fino a 50mila euro.

Sebbene il provvedimento sia stato approvato da tutti i ministri, la compagine di Forza Italia al governo ha messo avanti le mani, chiedendo in primo luogo che durante l’esame parlamentare non si faccia ricorso al voto di fiducia. In secondo luogo Forza Italia ha segnalato alcune criticità del disegno di legge, che sarà opportuno correggere.

La prima di queste è il mantenimento della gestione e dell’organizzazione della giustizia tributaria sotto il controllo del ministero dell’Economia e delle Finanze, che pone problemi di indipendenza e di terzietà, visto che la controparte delle vertenze tributarie sono le agenzie controllate dal Mef, come l’Agenzia delle Entrate e quella delle Dogane. A questo si aggiunge il fatto che al giudice tributario togato viene impedita la prosecuzione della carriera fino alla Corte di Cassazione, circostanza che, oltre a porre ingiustamente in una condizione di svantaggio il giudice che scegliesse la carriera nella giustizia tributaria, impedisce di sviluppare un’interpretazione uniforme della normativa di settore, nonché una definizione qualificata degli orientamenti giurisprudenziali.

Un secondo rilievo evidenziato dai ministri azzurri, e incluso nell’ampio documento che la delegazione forzista ha fatto inserire nel verbale del consiglio di martedì, riguarda i limiti per l’appello alla decisione di primo grado. Su questo punto il partito di Silvio Berlusconi ritiene che, oltre ad esservi una palese violazione dell’articolo 24 della Costituzione, che tutela l’incomprimibile ed inviolabile diritto di ogni cittadino contribuente a una piena ed effettiva tutela giurisdizionale “in ogni stato e grado del procedimento”, si determinerebbe una limitazione del diritto di difesa per le fasce più deboli della popolazione, visto che sono quelle che più spesso si trovano in liti del valore inferiore a 3.000 euro (che si riferisce solo ai tributi presuntamente non pagati), soglia che costituisce uno dei limiti per l’appello.

Decisamente contraria è Forza Italia anche all’aumento dei costi della giustizia, che costituisce un effetto del previsto incremento del Contributo unificato unitario (Cut) per l’iscrizione a ruolo dei ricorsi tributari. Tale previsione è tanto più ingiusta, secondo gli azzurri, se si considera che il ricorso alla giustizia avviene per un atto unilateralmente formato da un’amministrazione (come l’Agenzia delle Entrate) e non da un giudice, e che, a prescindere dalla sua legittimità, se non impugnato, modifica irrimediabilmente la situazione economica del contribuente.

Il documento di Forza Italia mette in luce anche un altro problema, ossia i limiti posti all’utilizzo della prova testimoniale. In particolare, si segnala che è consentita solo la prova testimoniale scritta, e per di più solo nell’ipotesi in cui sia necessario contrastare un atto pubblico. In realtà una giustizia “giusta” non può prescindere, secondo il partito di Berlusconi, da una ricostruzione diretta dei fatti da parte del giudice, con tutti i mezzi possibili e, quindi, senza limitazioni nello strumentario probatorio.

Infine il documento della compagine forzista al governo segnala che la riforma non prevede, allo stato, una soluzione per i 77mila ricorsi e i 42mila appelli, che rappresentano lo spaventoso arretrato tributario giacente presso la Cassazione. La via d’uscita esiste, hanno ricordato i ministri del partito di Berlusconi: un provvedimento di “pace fiscale”, prefigurato anche dall’Unione europea, e che non può essere scartato in una situazione come quella italiana.

Insomma, non mancheranno le occasioni per migliorare questo importante provvedimento per la tutela dei contribuenti. Ed è forse la prima volta che sulla materia fiscale si apre una dialettica così vivace nel governo Draghi. Anche considerato che, come assicurano fonti di FI, la proposta di modifica della riforma già miete consensi in altri partiti di maggioranza.