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La direzione del Partito Democratico, forse la più tesa della segreteria di Matteo Renzi, inzia alle 17.30 con la relazione del premier. "Abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti del Pd, o presunti tale". "In ogni passaggio cruciale" è stata convocata l'assemblea, ricorda Renzi spiegando di aver voluto mantenere la promessa di discutere all'interno del partito in ongi occasione. "Gli impegni scritti valgono più dei mal di pancia dei leader. Noi parliamo qui, noi", aggiunge Renzi senza comunque citare Bersani e Speranza ma riferendosi alle loro interviste alla vigilia della direzione. "Da 18 anni ci chiediamo chi ha ucciso l'Ulivo e non vorrei passare i prossimi 18 anni a interrogarci chi abbia deciso di chiudere la prospettiva del Pd e di un governo riformista in questo Paese. È un dibattito che i nostri elettori non meritano". Lo dice Matteo Renzi alla Direzione del Pd. E sull'Italicum chiarisce: "Se qualcuno vuole utilizzare la legge elettorale come un alibi sappia che noi vogliamo smontare tutti gli alibi"."È surreale che si discuta" su un modello elettorale "ma penso che sia giusto parlarsi con grande chiarezza e trasparenza". "Dal momento in cui sono diventato presidente del Consiglio non ho vissuto un giorno senza polemica", ricorda il presidente del Consiglio parlando di "scontro permanente". "Fuori da qui lo scontro è ancora più forte, c'è l'insulto e la contestazione nei confronti dell'altro", osserva il premier. "Questa direzione è stata preceduta da un appello all'unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste" in cui già si dava per scontata la rottura, ha sottolineato Renzi. Poi affronta anche il tema referendario: "Rispettiamo chi cambia idea e vuole votare no nelle urne" sul referendum. Così Matteo Renzi alla direzione del Pd. "Per me la legge elettorale non è un punto dirimente, ma essendo la riforma costituzionale più importante per il Paese il mio compito è trovare le ragioni per un punto d'incontro. Lo faccio non perchè penso che la legge elettorale sia un errore", premette il presidente del Consiglio che difende l'Italicum. "La riforma costituzionale non è un giocattolo per addetti ai lavori, è una partenza per il Paese e siamo disponibili a farci carico di ulteriori mediazioni, ma non siamo disponibili a bloccare un Paese. Per i miei figli e i nostri figli non ci fermeremo". CUPERLO Il tema della direzione del Partito Democratico va oltre il referendum e le modifiche all'Italicum, per l'esponente della minoranza dem, Gianni Cuperlo. "Il tema è capire uno strappo nella comunità larga della sinistra", ha precisato Cuperlo che, poi, si è rivolto direttamente a Renzi: "Questa mossa è in capo a te, non solo a te, ma prevalentemente a te". Cuperlo ha deciso, quindi, di aspettare le prossime mosse del presidente del consiglio per decidere come schierarsi al referendum: "La via indicata" da Renzi, di formare delle delegazioni per sondare il campo delle forze politiche su eventuali modifiche alla legge elettorale, "si è arrestata a metà del sentiero, ma è un segnale che voglio cogliere. Il tema è se esiste la volontà, che in politica conta molto, di ricomporre una frattura. Per questo penso sia giusto andare a vedere la sostanza perchè il Pd ha investito molto, forse troppo, sull'Italicum. Nel merito e anche nel metodo. Oggi, il Pd deve avere una sua proposta da mettere in campo, che non può essere solo una proposta di metodo", ha concluso Cuperlo. Poi la frecciata a Orfini: "C'è una arroganza che si fa marchio di stagione. Non ne faccio una questione di carattere ma di ruoli, lo dico al mio amico Matteo Orfini: se sei presidente del partito e l'ex sindaco di Roma viene assolto, non puoi dire come prima cosa che l'hai cacciato perchè incapace". Lo ha detto Gianni Cuperlo rivolgendosi a Matteo Orfini alla Direzione del Pd. ORLANDO Con il referendum costituzionale "in gioco c'è il rischio di una involuzione del sistema democratico, perchè una vittoria del No sarebbe il punto sul quale si riaprirebbe una fiammata populista in questo Paese. Non se la intesterebbero di certo gli esponenti della minoranza Pd". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. E sull'Italicum, "Credo che dobbiamo prendere sul serio e andare a vedere fino in fondo l'opzione proposta dal segretario". "A Cuperlo dico che apprezzo la sua apertura, mi aspettavo fosse più consistente. Il tema della questione istituzionale divide il centrosinistra sin dal momento della sua nascita ma questo non ci ha impedito di ragionare sul terreno dell'unità", ha spiegato il ministro. "Credo che tutti gli sforzi che si possono e devono fare per cercare l'intesa e l'unità debbano essere fatti, ma questo non è un tema che riguarda solo il segretario: ciascuno deve dare la sua quota di contributo per andare avanti n questa direzione", ha sottolineato Orlando aggiungendo: "In gioco c'è il rischio di una involuzione del sistema democratico". SPERANZA "Il punto non è accontentare la minoranza, non è capire se recuperiamo spazio sul referendum. Il punto è capire che chi dice che questo meccanismo", Italicum e riforma costituzionale, "cambia sostanzialmente la forma di governo pone un argomento vero. Se non si risolve questo combinato disposto si è di fronte a un cambio della forma di governo, sul piano sostanziale". Lo ha detto l'esponente della minoranza dem, Roberto Speranza, durante la direzione del Partito Democratico, parlando del combinato disposto Riforme-Italicum. "Io fino all'ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo. Si vuole fare un comitato? Si faccia. Ma diciamoci la verità: se vogliamo cambiare l'Italicum dobbiamo mettere in campo noi, qui, una iniziativa con la spinta del governo. La proposta che Renzi ha fatto oggi non è sufficiente, sconta ancora questa debolezza", ha aggiunto Speranza.