«Non ci vuole molto a fare le liste, ma con Carlo le cose vanno fatte per bene...». È un Matteo Renzi prudente quello che oggi torna a parlare dell'alleanza tra Italia viva e Azione che dovrebbe dare vita al cosiddetto terzo polo. E lo fa rimandando tutto a domani, quando dovrebbe tenersi l'incontro decisivo tra i due leader. Il condizionale è d'obbligo, visto che già oggi avrebbero dovuto vedersi per un faccia a faccia poi rimandato, per permettere agli sherpa dei due partiti di limare ancora i dettagli su simboli, candidature e liste. E mentre la polemica calendiana di giornata stavolta colpisce Emma Bonino, che ha definito "truffaldina" la rottura del patto con il Pd da parte dell'ex ministro, Renzi prova a calmare le acque e chiama in causa Berlusconi. «Se Berlusconi ci teme perché possiamo portare via voti ai moderati, se il Pd ci teme perché c'è un'ala riformista che tra votare Draghi e Di Maio ci pensa, vuol dire che questa cosa può avere un risultato decisamente superiore ai sondaggi», ha detto parlando al sito de La Stampa. D'altronde, Renzi e Berlusconi non vanno più d'accordo da quando, sulla candidatura di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica nel 2015, si ruppe il patto del Nazareno. Da quando il Cavaliere salì le scale della sede dem del Nazareno, con Renzi segretario del Pd, ne è passata di acqua sotto i ponti. Berlusconi nel frattempo ha portato Forza Italia verso il sovranismo di Salvini e Meloni, se pur a parole continua a predicare la radice «liberale, garantista, cristiana ed europeista» del suo partito, mentre Renzi il suo vecchio partito l'ha proprio lasciato, fondandone uno a propria immagine e somiglianza. Che oggi, a chiusura del cerchio, potrebbe mandare in soffitta per dare vita a una nuova lista unitaria con Calenda. Con lo scopo, nemmeno troppo nascosto, di conquistare i voti moderati che furono proprio di Forza Italia, dopo che Azione ha già conquistato Gelmini e Carfagna, berlusconiane della prima ora capaci di dare il ben servito a Silvio nel momento in cui quest'ultimo ha deciso di partecipare al banchetto di sacrifico del governo Draghi in nome del ritorno alle urne. Nelle quali, per accaparrarsi il voto dei fantomatici moderati, sarà una lotta all'ultimo voto. Whatever it takes.