Venticinquemila battute e un elenco di venti contestazioni minuziosamente descritte. È il contenuto dell’esposto che Matteo Renzi ha presentato alla procura di Genova, competente sui magistrati fiorentini, per denunciare «alle autorità destinatarie» il procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, mettendo nero su bianco quella che definisce «una precisa strategia di delegittimazione, se non di aggressione, di un dirigente politico, che presenta caratteristiche inedite nella storia repubblicana». E che riguarda in primis il processo Open, ancora in fase di udienza preliminare, e tutta una serie di indagini contro l’ex presidente del Consiglio.

Le «autorità destinatarie» sono il ministro della Giustizia Nordio, il vicepresidente del Csm Pinelli, il pg di Cassazione Salvato, la pg della Corte d’Appello di Firenze Piras, il procuratore capo di Genova Piacente e il comandante generale della Guardia di Finanza Zafarana. Ma Renzi si rivolge anche al presidente della Repubblica Mattarella, al presidente del Senato La Russa, al ministro dell’Economia Giorgetti, al sottosegretario con delega alla Sicurezza Mantovano e al presidente del Copasir Guerini. Insomma tutti, secondo Renzi, devono sapere «ciò che il dottor Luca Turco ha fatto negli ultimi mesi» a lui, alla sua famiglia e ai suoi amici.

«Giudichino le autorità competenti - scrive l’ex presidente del Consiglio nella denuncia - se questo modus agendi è conforme alle procedure e al buon senso o richieda un intervento quantomeno di tipo disciplinare». Ma qual è questo modus agendi che il leader di Italia viva contesta? Andiamo con ordine, seguendo il testo dell’esposto.

«Il Procuratore Turco ha inviato al Copasir nel marzo 2021 materiale sequestrato a Marco Carrai nell’ambito dell’indagine Open, che la Corte di Cassazione aveva ordinato di “non trattenere” nel febbraio 2021 - scrive l’ex presidente del Consiglio - Il materiale illegittimamente sequestrato conteneva numerosi dati personali sul sottoscritto e tale invio al Copasir, nei giorni successivi alla sentenza della Corte di Cassazione, appare come il tentativo di veicolare in sede istituzionale e politica materiale che non avrebbe dovuto nemmeno essere sequestrato, men che meno trattenuto».

Renzi parla poi del sequestro di corrispondenza nei suoi confronti «nonostante l’esplicita diffida inviatagli il 24 novembre 2020 alla quale egli non ha ritenuto di dovere neanche una risposta». I fatti citati giacciono in Corte costituzionale, visto che, come ricorda Renzi, il Senato sollevò sul punto un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, che l’ha giudicato ammissibile. «Indipendentemente dall’esito del giudizio - continua il leader di Iv - il dottor Turco ha deliberatamente ignorato una esplicita diffida proveniente da un senatore scegliendo altrettanto deliberatamente di non procedere alla richiesta delle autorizzazioni ex articolo 68 e non fornendo una risposta al sottoscritto che in spirito di collaborazione istituzionale aveva posto un problema puntuale».

Poi si arriva al punto in cui il senatore di Rignano sull’Arno denuncia il fatto che Turco «ha volutamente ritardato l’iscrizione nel registro degli indagati nel procedimento Open di diversi attuali imputati», tra cui lo stesso Renzi, e «ha volutamente evitato l’interrogatorio del sottoscritto in sede di chiusura delle indagini». Fino all’ormai celebre rissa verbale tra i due nel corso dell’udienza del 25 novembre scorso, quella in cui Turco ha definito Renzi «imputato principale» perché quello «con più visibilità mediatica» e nella quale, al termine della stessa, Turco ha chiesto conto a Renzi di un’intervista su La Stampa.

«Al termine del duro colloquio il pm esclamava: “Vada a denunciarci che gli uffici giudiziari di Genova chiudono presto” - scrive Renzi - e quando – a domanda esplicita – io rispondevo dicendo ad alta voce di non fidarmi dei magistrati dell’accusa, egli rispondeva accalorato “Fa bene a non fidarsi di me”».

Ma l’ex presidente del Consiglio denuncia inoltre sia l’uso su larga scala di finanzieri per sequestri che la Cassazione ha giudicato «viziati», sia quello che definisce «un evidente regime di humus persecutionis» nei confronti non solo suoi ma anche dei suoi parenti, a partire dai suoi genitori, Tiziano Renzi e Laura Bovoli.

Altro punto dirimente dell’esposto è la denuncia, da parte di Renzi, del fatto che Turco ha inserito il suo nome come chiave di ricerca nell’ambito di un sequestro del telefonino all’interno del procedimento nei confronti di Marco Carrai e sua moglie per un periodo in cui Renzi era già parlamentare. «Utilizzando il mio nome nel motore di ricerca - insiste Renzi - il procuratore Turco ha messo agli atti conversazioni del sottoscritto nel periodo in cui ero già senatore e conversazioni del tutto prive di rilievo penale con mia moglie, arrivando così a coinvolgere anche questa sfera dei miei affetti: il tutto senza preventiva autorizzazione parlamentare».

Insomma un’accusa punto per punto alla quale Renzi aggiunge anche le «contraddizioni» in cui sono più volte caduti sia il procuratore Nastasi sia il procuratore capo Creazzo (sanzionato disciplinarmente per molestia sessuale) sul caso David Rossi.

Ora la palla passa a Nordio, che ha già annunciato l’invio di ispettori a Firenze, e alla Procura generale della Cassazione, che possono decidere di promuovere l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati fiorentini.