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Matteo Renzi strappa applausi dai senatori del centrodestra e sorrisi alla premier Giorgia Meloni. Intervenendo nell’aula di palazzo Madama in dichiarazione di voto, pur annunciando il no alla fiducia, Renzi ha più volte suscitato il consenso della maggioranza, soprattutto quando ha ironizzato sul Pd per la sua scelta di attaccare Meloni sulla questione femminile. La presidente del Consiglio ha sorriso più volte, pur coprendosi a volte la bocca con la mano - quasi a nascondersi - mentre Silvio Berlusconi ha seguito il discorso di Renzi con grande attenzione. «Lo dico agli amici del Pd: vogliamo attaccare la presidente del Consiglio proprio sul fatto di essere donna? Io la contesto e non voterò la fiducia, ma di tutti gli argomenti per attaccarla scegliete la questione femminile? Questa non è opposizione, è masochismo», dice il leader di Italia viva, Matteo Renzi. Che poi affonda il colpo: «Non riesco a capire come sia possibile che il primo argomento di discussione sia attaccare la maggioranza per il merito, per il nome dato a un ministero. Lo dico alla capogruppo Simona Malpezzi, che era una pasdaran del fatto che bisognasse inserire il merito nella "buona scuola"». «Faremo opposizione a cielo aperto, con le proposte non con il vocabolario» e «per quanto mi riguarda la presidente potrà farsi chiamare anche con l’asterisco», aggiunge Renzi, ma «come si fa ad attaccare il governo perché ha inserito la parola merito nel Ministero dell’Istruzione, quel merito che nel Pd era sempre stato rivendicato? Come si fa ad attaccare la sovranità alimentare che in questo Paese ha inventato Slow food? Volete regalare altro alla destra?», continua Renzi, che ha poi risposto alle proteste provenienti dai banchi dei deputati dem: «Vi vedo reagire solo a me e non a lei, come in campagna elettorale. Straordinario». Pur annunciano il pur annunciando il no del Terzo Polo alla fiducia, Renzi apre al presidenzialismo. «Se questo governo e la maggioranza vorranno sfidarci sulle riforme - dice - magari sull’elezione diretta del presidente del Consiglio che è nel nostro programma, noi ci siamo. Perché se c’è un apertura sulle riforme costituzionali un no a prescindere è sbagliato».