Letizia Moratti contro i suoi ex alleati, Alessio D’Amato contro i suoi attuali colleghi, Pierfrancesco Maran e Pierfrancesco Majorino, ex colleghi, in guerra tra loro. Parafrasando uno che badava più alla sostanza che alla forma, grande è la confusione sotto i cieli di Lazio e Lombardia.

Partendo da quest’ultima, ha fatto scalpore che i due “Pierfrancesco” siano ancora entrambi in campo, dopo la direzione del Pd regionale che avrebbe dovuto trovare una quadra e ufficializzare un solo nome. E invece niente da fare, tutto rimandato per l’irritazione del sindaco di Milano, Beppe Sala. «Mi pare imminente una scelta, ci sono persone a me care che hanno lavorato con me, come Maran e Majorino, e quindi preferisco stare zitto - ha detto ieri Sala - Però sottolineo che in 48 ore credo che bisogna arrivare a una decisione altrimenti diventa una situazione di difficile gestione che scatenerebbe altre polemiche».

Senza una decisione in tempi rapidi, prosegue, «è chiaro che le primarie diventano inevitabili». Ma fra tre mesi si vota e al primo cittadino milanese lo stallo non va giù. «Non è piacevole leggere ogni giorno sui giornali e sui media di questa impasse», ha scandito. Molto dipenderà da quello che si deciderà al Nazareno, visto che sia Maran che Majorino aspettano di sapere quale direzione vorrà prendere il partito. Se quella di un accordo con il Movimento 5 Stelle, ecco che il nome forte sarebbe quello di Majorino, che nel 2016 perse le primarie per la candidatura a sindaco contro Beppe Sala ma fu sostenuto dall’ala sinistra del partito e anche dall’allora Sinistra ecologia e libertà. Di certo Majorino sarebbe gradito a Sinistra italiana e forse non dispiacerebbe anche a +Europa, che però prende tempo e per bocca del segretario nazionale, Benedetto Della Vedova, ha spiegato che «non è interessata a primarie di centrosinistra» e che «la carta migliore resta quella di Carlo Cottarelli, che ha lasciato ancora uno spiraglio che andrebbe ripreso da tutti, a partire dal terzo polo».

Dall’altra parte c’è Maran, assessore ininterrottamente dal 2011, prima alla mobilità, poi all’urbanistica e ora alla casa e al piano quartieri, e popolarissimo a Milano, tanto da diventare leader nelle preferenze alle Comunali del 2021. Ma che vorrebbe correre aggregando sì le sigle del centrosinistra, tuttavia senza alleanze con il Movimento 5 Stelle né con il terzo polo. Il quale il suo nome ce l’ha ormai da settimane ed è quello di Letizia Moratti, che un giorno sì e l’altro pure si smarca dai suoi ex colleghi e alleati del centrodestra. L’ultimo caso, in ordine di tempo, quello che ha coinvolto il sottosegretario alla Salute in quota Fdi, Marcello Gemmato, in tema vaccini.

«La sua posizione, non solo priva di riscontro ma ampiamente smentita dal mondo scientifico, è inaccettabile», ha detto Moratti, analizzando poi lo stato delle cose. «Abbiamo una destra sovranista che ha come modelli Orban e Putin e c’è la possibilità che gli si contrapponga una sinistra alla Mélenchon ha scritto sui social - Due visioni politiche nostalgiche che guardano al passato: si deve invece costruire un’alleanza innovativa tra moderati, liberali e riformisti che consenta di dare concrete risposte a quelli che Joseph Stiglitz definisce gli scontenti della globalizzazione». A Moratti non ha chiuso lo stesso Sala, che ha puntualizzato di «apprezzare anche l'atteggiamento di Letizia Moratti», chiarendo tuttavia che «c’è una discussione in corso» per avere un candidato del centrosinistra «e poi ci si confronterà con tutti, anche con la Moratti».

Chi ha già pubblicizzato il proprio sostegno al nome di Moratti è Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della dimissionaria giunta di Nicola Zingaretti nel Lazio e candidato di Pd e terzo polo alle prossime Regionali.

Un sostegno che non è andata giù alla sinistra dem e men che meno al Movimento 5 Stelle, ancora indeciso sul da farsi. Così facendo avvantaggiando nella corsa il centrodestra, che un sondaggio dà vicino al 50 per certo, ampiamente sopra al centrosinistra La coalizione scioglierà a breve la riserva sul proprio candidato, che con ogni probabilità sarà il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia. E certo infatti che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sosterranno un esponente di spicco dell’ala meloniana, resta soltanto da ufficializzare il nome.

Dopo alcune settimane in cui la candidatura di punta sembrava essere quella di Francesco Lollobrigida, diventato poi ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, in pole c’è ora Rampelli, che si è già detto disponibile e onorato. Lazio, Lombardia, jouer à votre jeu.