«La prescrizione è di fatto tornata, per la gioia di chi ha denari e potere. Solo che si chiamerà "improcedibilità". Le decennali truffe semantiche che hanno caratterizzato le scelte partitocratiche degli ultimi 30 anni continuano evolvendosi». Dopo il compromesso sulla prescrizione, Alessandro Di Battista torna a sferzare i suoi ex compagni di partito con un lungo editoriale su Tpi, dove non risparmia critiche sever alla svolta governista del M5S.  «L’impunità è tornata, così come il finanziamento pubblico ai giornali, così come i licenziamenti, così come la vendita di armi a paesi che sganciano missili sullo Yemen, così come i piccoli grandi condoni, così come il bombardamento mediatico a danno dei magistrati per bene, così come le mancette elettorali in legge di bilancio», scrive l’ex parlamentare del M5S. «Urge una presa di posizione del gruppo parlamentare del Movimento, urge per dignità, per rispetto della Costituzione e anche per mera autoconservazione», insiste Di Battista, scagliandosi contro i "mediatori" penta stellati. «I governisti, auto-proclamatisi "responsabili" hanno dato prova di grave irresponsabilità perché si dovrebbe essere responsabili anche nei confronti degli elettori, degli iscritti, dei volontari che si sono fatti il mazzo rimettendoci denari e tranquillità familiare, degli attivisti che hanno garantito loro rapide quanto effimere, a questo punto, carriere politiche», scrive il mai dimenticato leader ribelle del M5S. «Non solo, il loro quotidiano e sbandierato sostegno a Conte pare - ahimè - un esercizio svolto più per convenienza che per convinzione, altrimenti non si spiegherebbero tali timorosi ossequi al cospetto dell’altissimo che li tratta da scolaretti. A Draghi bastano un paio di telefonate per portarsi dalla sua parte chi un tempo riteneva irriverenza e intransigenza dei valori. Se cinque mesi fa gli avessero detto che il suo compito sarebbe stato così facile, non ci avrebbe creduto», aggiunge Dibba, riferendosi evidentemente all'ala capitanata da Luigi Di Maio che proprio ieri ha lavorato fino all'ultimo per trovare un accordo con la maggioranza sulla riforma Cartabia. Ed è proprio ai governisti che l'ex deputato si rivolge quando chiede: «Come pensano di prendere i voti tra due anni? Con la tiritera della responsabilità mentre in Italia ci sarà la fame? Con la balla della governabilità quando per i piccoli imprenditori sarà sempre più difficile governare la propria azienda? Con la presunta evoluzione quando i dati socio-economici saranno nettamente peggiorati?». Per Di Battista,  «il fallimento dell’ala governista del M5S è un dato di fatto e solo chi è "interessato" al governo o chi ormai ha la carta intestata ministeriale davanti agli occhi non riesce ad ammetterlo. Negano l’innegabile, difendono l’indifendibile inimicandosi ogni giorno migliaia di iscritti che, ingenuamente, cinque mesi fa, credettero alla barzelletta del ’controlliamo dall’internò. Mai vista una débâcle tale nella storia repubblicana». È il durissimo j’accuse verso i suoi ex compagni di partito. «Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani. Intimoriti o interessati, i ministri a 5 stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza. Roba da chiedere scusa ai milioni di elettori che li hanno sostenuti, posto che molti di loro non gli rivolgerebbero più la parola». Poi Debba mette in fila  i "numeri" del fallimento: «L’ultima settimana è stata un bagno di sangue. Salario minimo sparito dai radar, Berlusconi proposto al Quirinale senza che nessun esponente del Movimento osasse aprire bocca, cash-back prima cancellato e poi sospeso per la gioia dei grillini draghiani che non si rendono neppure conto di essere stati intortati. Ieri si è iniziato a picconare il decreto Dignità e sempre ieri un pezzo della riforma sulla prescrizione è finita nell’oblio. Oltretutto lo stop alla prescrizione era una norma voluta da tutto il Movimento, presentata in campagna elettorale nel 2018 e che è costata la testa del ministro Bonafede. E i governisti, al posto di difendere una conquista, si calano le braghe facendo credere a questo punto che tale riforma fosse un capriccio dell’ex guardasigilli e non la linea politica scelta negli ultimi 10 anni».