Pierluigi Concutelli, “Lillo”, è morto a 79 anni. Era l' “uomo nero”, come si definì da solo nell'autobiografia scritta nel 2008 con il giornalista Giuseppe Ardica, ironizzando sulla nomea di fascista feroce, assassino e non ravveduto che lo circondava. Era in carcere dal 1976, arrestato per l'omicidio del magistrato Vittorio Occorsio, il 10 luglio di quello stesso anno.

A sparare erano stati due militanti del Movimento Politico Ordine Nuovo, versione clandestina di Ordine nuovo, il principale gruppo della destra extraparlamentare sciolto tre anni prima dopo un'inchiesta condotta dallo stesso Occorsio: con Lillo c'era Gianfranco Ferro ma l'intera azione era stata pensata, voluta e alla fine eseguita da Concutelli.

Non per vendetta, ma con un obiettivo politico preciso: “Doveva rappresentare la fine della violenza parlata e l'inizio della violenza praticata, il primo atto di aperta lotta armata fascista”. Il modello erano, esplicitamente le Br e per descrivere il senso di quell'attentato Concutelli avrebbe più tardi adoperato, non a caso, una formula propria delle Br: propaganda armata. Era la prima volta che i neofascisti colpivano intenzionalmente, con un attentato apertamente rivendicato, un uomo dello Stato.

Per questo Concutelli sarebbe diventato, di lì a poco, punto di riferimento dei giovani terroristi della nuova generazione, dei Nar, che lo consideravano un modello proprio perché aveva rotto con la fase del golpismo e delle trame per scendere sul terreno, sono a quel momento occupato solo dalla lotta armata rossa, dello scontro diretto contro lo Stato.

In un certo senso, nella galassia nera di quegli anni feroci, Concutelli incarna davvero, nella sua stessa biografia, il passaggio da un tipo di militanza a un altro, accomunati dalla violenza ma diversissimi.

Nato a Roma nel1944, trasferitosi a Palermo con la famiglia nel 1966, Concutelli aveva alle spalle la classica trafila dei neofascista tosto di quegli anni: risse e botte a volontà, militanza a cavallo tra Msi e formazioni extraparlamentari, mesi di galera per detenzione di armi, un sequestro di persona, quello del banchiere pugliese Luigi Mariani a scopo di autofinanziamento del suo gruppo clandestino.

Dentro Ordine nuovo, dopo una rapidissima carriera, era stato tra i principali promotori dell'unificazione con l'Avanguardia nazionale di Stefano Delle Chiaie, tentata e fallita a metà anni '70, poco prima della fuga di Lillo in Spagna e poi del ritorno in Italia con l'intenzione di dare vita a una vera “lotta armata rivoluzionaria fascista”.

Come molti neofascisti pronti a tutto della sua generazione aveva combattuto contro i baschi nella Spagna del crepuscolo franchista, nella guerra civile angolana con le bande di destra sostenute dagli Usa dell'Unita.

Per l'attentato contro il leader della Dc cilena in esilio Leighton fu assolto, ma i sospetti restarono tutti.

Col ritorno in Italia, Lillo imboccò una strada altrettanto sanguinosa ma diversa, scegliendo di colpire Occorsio per “colpire la Dc”, considerandolo “il braccio armato della Dc, l'uomo che piazza del Gesù aveva mandato per annullarci”.

Dopo Occorsio, Concutelli ha ucciso ancora, in carcere: due neofascisti accusati di essere delatori: Ermanno Buzzi, ucciso a mani nude insieme a Tuti, poi, da solo, Carmine Palladino, leader di Avanguardia nazionale, per aver indicato alla polizia il nascondiglio dove fu ucciso, probabilmente a freddo, il militante dei Nar Giorgio Vale. Non ha mai rinnegato il suo passato Pierluigi Concutelli ma col tempo si era avvicinato, già negli anni '90, alle posizioni del Partito radicale.

La semilibertà, concessa nel 2002, gli fu revocata nel 2008 per il possesso di un risibile quantitativo di hashish usato come terapia del dolore. L'anno dopo fu colpito da una gravissima ischemia e passò dalla galera ai domiciliari ma nel 2015 la Cassazione rifiutò di concedergli la libertà condizionata. Era quasi paralizzato, privo della parola, senza più alcuna pericolosità sociale. Però non si era “ravveduto”.