«Qualunque cosa venga detta in queste ore è destinata a scatenare polemiche. Malgrado la morte imponga il silenzio e la preghiera c'è ancora chi continua con infamanti accuse. Allora lancio un appello smettiamola col tiro al piccione. Sono finiti i congressi dei partiti». Così il ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, in un'intervista al “Corriere della Sera” sul naufragio al largo di Steccato di Cutro (Crotone).

Perché il ritardo nei soccorsi? Esclude input dissuasivi? «Probabile che nella filiera ci sia stata qualche falla, ma mi rifiuto di pensare che qualcuno abbia detto di non intervenire. Pensarlo è criminale». Cosa intende? «Meloni ha ripetuto ovunque che chi sta annegando ha il diritto di essere soccorso. E le norme sulle Ong non pregiudicano questo principio», ha aggiunto Musumeci.

E ancora: «Quali elementi inoppugnabili abbiamo per poter sospettare di qualcuno? Ci sono indagini. Alla fine qualcuno si assumerà la responsabilità. Tutti vorremmo sapere domani com'è andata. Ma aspetteremo la verità».

«Negli ultimi 10 anni sono morti 26.040 migranti», ha poi risposto alla domanda sull'opposizione che chiede le sue dimissioni e del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini. «Mi preoccupa chi finge di essere addolorato, e sono tanti, ma non ha mai avanzato una sola, misera, minima proposta per fermare i naufragi», ha continuato l’ex governatore della Sicilia. A suo dire, «purtroppo appena finirà il maltempo la situazione nel Mediterraneo sarà ancora peggiore degli anni passati. Sperimentata la rotta turca, partiranno a migliaia».

Mette le mani avanti? «Lancio un grido di allarme. Non si può arrestare un fenomeno epocale a mani nude di fronte a una Ue che finora si voltava dall'altra parte». E poi Musumeci ha detto ancora: «L'Ue non si è mai impegnata in maniera concreta e seria. Erdogan ha avuto 6 miliardi per neutralizzare la rotta balcanica. Ora c'è questa via mare. Ecco a cosa serve l'Ue. Dopo queste morti spero che ciò che non ha fatto la logica lo faccia il cuore».